di Fulvia Marchiani, presidente Fondazione CARILO

In questi giorni, la stampa locale e nazionale, ha riportato numerose notizie in merito alla Cassa di Risparmio di Loreto. Essendo quest’ultima la banca conferitaria della Fondazione che io rappresento mi sembra giusto contestualizzare l’intera vicenda. Marchiani

Al tempo della mia nomina a Presidente, avvenuta a settembre 2013, la capogruppo Banca Marche era già stata posta in amministrazione straordinaria, ed era già stato disposto da parte dei commissari straordinari nominati da Banca d’Italia, la sospensione delle 2 due diligence avviate su Carilo spa per la cessione della partecipazione di Banca Marche da parte della Banca Popolare di Vicenza e dalla Cassa di Risparmio di Fermo.

Sin dall’inizio del mio mandato la volontà della Fondazione, espressa a Banca d’Italia, è stata sempre quella di portare Carilo spa al di fuori del Gruppo Banca Marche, in quanto ipotizzavamo già a quel tempo dei tempi lunghi per la risoluzione della crisi che aveva interessato la capogruppo.

Con la prospettiva della vendita, abbiamo richiesto a Banca d’Italia la redazione di un bilancio Carilo spa per l’anno 2013 il più vicino possibile alle valutazione di mercato dell’asset. A gennaio 2014, dopo vari incontri, i commissari ci riferiscono della non volontà di cedere l’asset Carilo spa, ma nel frattempo la redazione del bilancio 2013 evidenzia una perdita di oltre 20 milioni di euro. Tale perdita obbligava i soci alla ricapitalizzazione della banca al fine di mantenere i ratio patrimoniali necessari per lo svolgimento dell’attività bancaria. Dopo una lunga trattativa, durata alcuni mesi, con la Fondazione ferma nel proprio convincimento di non voler sottoscrivere nessuna obbligazione subordinata, ma pronta a valutare aumenti di capitale sociale e nella certezza che il socio di maggioranza non sarebbe stato in grado di sottoscrivere l’aumento, nonostante le continue smentite di Banca Marche, a fine aprile 2014, prima dell’assemblea per l’approvazione del bilancio dell’esercizio 2013, Banca d’Italia, senza mai provare a vendere la partecipazione di Banca Marche in Carilo spa, dispone il commissariamento della banca motivandolo con l’impossibilità da parte del socio di maggioranza ad eseguire l’aumento di capitale necessario. E’ da tenere presente che Carilo spa essendo sottoposta all’attività di direzione e coordinamento da parte della capogruppo permetteva già ai commissari e quindi a Banca d’Italia, di gestire la controllata. Viene nominato commissario il Dott. Gorla a cui non viene conferito il potere di vendere la Carilo spa.

Per la Fondazione inizia un’attività di lobby al fine di sensibilizzare e di far conoscere a livello nazionale i problemi della banca conferitaria.

Logo FondazioneA fine 2014 la Fondazione deposita la causa per l’abuso di esercizio dell’attività di direzione e coordinamento da parte di Banca Marche, chiedendo un risarcimento danni per più di 13 milioni di euro.
A novembre 2015 viene disposta la risoluzione di Banca Marche spa con la cessione dei crediti non performanti ad una percentuale di realizzo di circa il 17%. Carilo spa non viene interessata da detta procedura.
A dicembre 2015, il commissario di Carilo spa propone la chiusura del commissariamento ed inizia una trattativa circa le percentuali di copertura delle svalutazioni sui crediti. La Fondazione chiede le coperture a percentuali più alte in quanto ritiene che, vista l’avvenuta cessione degli NPL per la capogruppo a delle percentuali di realizzo di circa 17%, anche per Carilo spa sarebbe dovuta avvenire la stessa procedura di
cessione dei crediti. Non era infatti ipotizzabile per Banca Marche una cessione dell’asset Carilo non depurato dai crediti non performanti.
Il bilancio del periodo commissariale 2014 – 2015 si chiude con una perdita di oltre 30 milioni di euro, senza la presentazione di nessun piano industriale annuale e pluriennale che avesse potuto giustificare il rientro dell’aumento di capitale richiesto alla Fondazione. Le Fondazioni di origine bancaria per poter eseguire aumenti di capitale sociale sulla banca conferitaria devono avere l’autorizzazione del Mef e uno dei requisiti richiesti è la presentazione di un piano industriale e finanziario che evidenzi i tempi programmati di redditività dell’investimento. La Fondazione pertanto non partecipa all’aumento e scende nella propria partecipazione, Banca Marche con i soldi messi dall’unità di risoluzione di Banca d’Italia aumenta la propria partecipazione in Carilo spa.

A inizio dell’anno 2016 si avvia una trattiva con il Dott.Nicastro e con Société Générale al fine di prevedere all’interno dell’asta disposta per la vendita delle banche in risoluzione anche la vendita dell’asset Carilo spa, ma per far questo si richiede ancora una volta che la banca venga depurata dai crediti non performanti. La Fondazione ritiene che solo questa cessione dei crediti permetterà di presentare un istituto appetibile per delle banche territoriali. Ma ciò come è noto non avviene, l’asta presenta complessivamente delle offerte di acquisto troppo basse rispetto all’investimento che il sistema bancario ha fatto per tenere il sistema “banche in risoluzione” in piedi. L’offerta che arriva per l’asset Carilo spa non è ritenuta idonea per la cessione.

A giugno 2016 arriva in Fondazione una manifestazione d’interesse per Carilo spa da parte di BCC di Civitanova Marche e Montecosaro. I Dirigenti di quest’ultima incontrano il Dott.Nicastro, ma non si fa nulla, la vendita di Carilo è prevista solo in blocco con le banche sottoposte a risoluzione. Vani sono gli incontri della Fondazione con l’unità di risoluzione al fine di ottenere il distacco di Carilo spa.

A dicembre 2016 arriva la notizia che la capogruppo Banca Marche e quindi anche la sua partecipazione in Carilo spa è stata ceduta al gruppo Ubi spa. L’operazione però verrà perfezionata solo quando le banche verranno ripulite dei crediti non performanti e sarà fatto l’aumento di capitale sociale, necessario a ricostituire i ratio patrimoniali.

A marzo 2017 viene convocata l’assemblea di Carilo spa avente all’ordine del giorno l’aumento di capitale sociale necessario a ricostituire i ratio patrimoniali minimi per svolgere l’attività, in quanto il bilancio dell’anno 2016 si chiude con una nuova perdita di oltre 28 milioni di euro. La Fondazione in assemblea vota contro all’aumento ed impugna la delibera presso il Tribunale di Ancona. L’aumento di capitale di Carilo non viene sottoscritto da parte della Fondazione per le stesse motivazioni in precedenza menzionate e Banca Marche tramite le liquidità del fondo di risoluzione di Banca d’Italia aumenta la propria partecipazione. Ad aprile 2017 in Carilo spa c’è una nuova assemblea per l’approvazione del bilancio 2016 che viene approvato con il voto contrario della Fondazione che impugna anche questa delibera presso il Tribunale di Ancona. E’ da rilevare che Ubi acquisisce Carilo spa pagando 1 euro, con un aumento di capitale sociale interamente fatto dal fondo di risoluzione, con un credito d’imposta derivante dalle cessione degli NPL di più di 20 milioni di euro e con un accordo sindacale per la gestione degli esuberi delle forze lavoro.
Nel mese di giugno 2017 viene convocata nuovamente l’assemblea di Carilo spa a Brescia al fine di nominare il nuovo consiglio d’amm.ne ed il nuovo collegio sindacale entrambi dimissionari, di modificare lo statuto, conformandolo a quello del gruppo Ubi spa e viene posta all’ordine del giorno la rinuncia all’azione sociale nei confronti degli amm.ri e sindaci di Carilo spa nominati dal 1 gennaio 2016 alla data delle  dimissioni. Tutto questo viene disposto nell’ambito dell’accordo raggiunto tra UBI spa ed il Fondo di risoluzione/Banca d’Italia spa. La Fondazione voto contraria alla rinuncia dell’azione sociale nei confronti di amm.ri e sindaci.

Sempre a maggio 2017 arriva in Fondazione la manifestazione d’interesse di Cassa Centrale Banca e BCC di Civitanova e Montecosaro per l’acquisizione dell’intera Carilo spa. Inizia tra le parti un confronto. A settembre 2017 a Bergamo viene convocata l’assemblea per l’approvazione del progetto di fusione per incorporazione di Carilo spa. La Fondazione partecipa all’assemblea straordinaria, vota contraria al progetto di fusione individuando nella valutazione del concambio un’impossibilità, per la Fondazione, al controllo della determinazione dello stesso e non esercita il diritto di recesso.

Ora venendo ai giorni odierni, leggo sui giornali che la BCC di Civitanova e Montecosaro e la Cassa Centrale Banca hanno reso pubblica la loro volontà, nei ns confronti espressa già da mesi, di voler acquisire l’intero asset Carilo spa ad esclusione di alcune poste come i crediti d’imposta evidentemente frutto di una trattativa tra le parti.

Vorrei oggi sottolineare come, mentre per tante altre realtà bancarie le soluzioni si siano trovate, non senza fatica, a livello istituzionale, per la Carilo spa è il territorio, anche se già martoriato dalla risoluzione Banca Marche che a interessato istituzioni, dipendenti, famiglie, imprese, che esprime la volontà di risolvere il problema.
Ritengo che sia giunto il momento per noi di richiedere un tavolo di trattativa con la Regione Marche nella persona del Presidente Ceriscioli e Banca d’Italia. Deve essere infatti ben noto a tutti che la mancata conclusione dell’accordo tra Ubi e Cassa Centrale Banca – BCC di Civitanova Marche e Montecosaro comporterà per il territorio un importante problema socio-economico, costituito da un ulteriore incremento del numero dei dipendenti in esubero, da un problema per le imprese e le famiglie in relazione agli affidamenti già in essere presso le banche oggetto di risoluzione presenti sul territorio.

Nel territorio dove sono presenti le filiali Carilo sono anche presenti filiali Ubi, Banca Marche e Banca Etruria e non è corretto dire che tutto dipenderà dal merito creditizio del soggetto. Vi sono anche norme, ad esempio quella sulla concentrazione dei rischi, che limitano la concessione e l’utilizzo degli affidamenti. Penso che il tessuto socio – economico di questa Regione abbia già profondamente risentito delle enormi difficoltà della banca di riferimento quale è stata Banca Marche. Ritengo che l’attuale situazione economica regionale che stenta a ripartire debba obbligarci tutti alla massima attenzione ed infine gradirei capire, a nome della Fondazione che rappresento, qual è la motivazione per cui tutto l’operato svolto in tanti anni di erogazioni, ed il tessuto socio-economico creato, debbano andare compromessi.
La Fondazione invita pertanto la Regione Marche, nella persona del Presidente Ceriscioli, e Banca d’Italia, ad un tavolo al fine di trovare una soluzione condivisa in merito alla situazione di Carilo spa, ritenendo di aver fatto tutto quello che era nelle possibilità della Fondazione medesima.