di Sandro Bisonni, vice presidente Commissione Regionale Ambiente

 “Sono 34 gli impianti delle Marche non in regola con la Direttiva comunitaria per quanto riguarda il sistema dI trattamento delle acque reflue. Una inadempienza che depuratorepotrebbe costare alle Marche la considerevole cifra di 11 milioni di Euro di ammenda.” La denuncia viene dal Consigliere regionale Sandro Bisonni, Vice Presidente della Commissione Ambiente della Regione, che sull’argomento ha presentato una interrogazione in Consiglio regionale proprio allo scopo di fare chiarezza sulla vicenda.

“La Direttiva – precisa Bisonni – stabilisce che tutti gli agglomerati con una popolazione superiore ai duemila abitanti siano forniti di adeguati sistemi di reti fognarie, per il trattamento delle acque reflue, entro precise scadenze temporali che se non rispettate saranno motivo di ammenda.

Nelle Marche attualmente sono 34 gli impianti non in regola che tradotto in Euro di multa significa 11 milioni che ricadranno, questo oramai è noto, sulle tasche dei cittadini che vedranno aumentare la loro bolletta dell’acqua non tanto per l’incremento del costo della materia prima ma per il mancato investimento nelle infrastrutture atte alla depurazione."

Da una informale accesso agli atti, risulterebbe che dei 34 impianti una parte potrebbe essere in regola prima della scadenza, tra il 2020 e il 2023, attraverso la realizzazione delle strutture di depurazione. Ma in molti casi lo stato di avanzamento dei lavori si attesta su livelli iniziali o insufficienti e quello che è sicuro che almeno 17 di questi non saranno in grado di raggiungere la conformità entro il periodo stabilito dalla Direttiva europea.

“I soldi della multa – precisa Bisonni – potrebbero essere utilizzati per la realizzazione degli impianti. Non è una idea geniale ma scontata perché nessuno sarebbe disposto ad attendere con le mani in mano, una scadenza che porta ad infrazione e alla conseguente ammenda, se sa bene che può porvi rimedio. Sarebbe meglio investire questi soldi in strutture che resterebbero patrimonio della comunità. Inoltre va sottolineato che è proprio la mancanza di adeguate depurazioni delle acque ad essere la causa principale di quei divieti di balneazione che tanto danno portano all’ambiente, al turismo e all’economia della regione.”

Per questo Bisonni chiede espressamente al Presidente della Giunta regionale di fare chiarezza e di conoscere se i 34 impianti con procedura di infrazione in corso potranno raggiungere la conformità prima che la Corte di giustizia europea emetta la condanna per inadempienza; se la Regione ha fornito tutti gli strumenti economici, di programmazione, qualità dei progetti e un percorso trasparente e certo nei tempi per la conclusione dei lavori di adeguamento del servizio di depurazione; se non ritinga necessario rafforzare i controlli non solo sulla costa ma anche sui fiumi, sui fossi e scarichi dell’entroterra allo scopo di individuare eventuali scarichi illegali non depurati o mal funzionanti e questo attraverso le forze dell’ordine, anche alla luce dei nuovi strumenti messi a disposizione dalla legge sugli ecoreati.