MONTEFANO - Una seconda edizione del Premio Arturo Ghergo “benedetta” anche dalla presenza di Vittorio Sgarbi: il famoso critico d’arte ha infatti raggiunto la compagna Sabrina Colle, già madrina del Premio, durante la cerimonia che si è tenuta ieri, sabato 25 marzo, a Montefano.Palco
Maurizio Galimberti, Premio alla carriera, ha realizzato direttamente sul palco del teatro La Rondinella la sua ultima opera fotografando proprio Sabrina Colle. La tecnica usata per il ritratto è quella che l’ha reso famoso a livello internazionale, ovvero il mosaico composto con una serie di Polaroid a fare da tessere: lo stesso modus operandi con cui Galimberti ha ritratto celebrità come George Clooney o Catherine Zeta-Jones. Il giovane Alessandro Scattolini, Premio al giovane talento, gli ha fatto da assistente. Il ritratto è andato a riempire una cornice vuota nella mostra con le opere dei due premiati inauguratasi sempre ieri allo Spazio Ghergo, e che rimarrà aperta fino al 16 luglio.
Durante la premiazione è stato proiettato il filmato “Ghergo Bianco/Nero e Colore”, realizzato nel 1999 da Cristina Ghergo e Pasquale Pozzessere contestualmente alla chiusura dello storico studio di Arturo in via Condotti a Roma, e per cui Sabrina Colle ha partecipato come attrice.
«Sono felice – ha detto Vittorio Sgarbi – di essere tornato a Montefano, che negli scorsi anni mi aveva colpito tra tutti i paesi delle Marche per la presenza di Padre Alberto Maggi, una figura quasi eretica. Ho sempre percepito questo paese come un luogo di misteri. Conosco bene Galimberti e i suoi lavori. Mentre l’arte come la si intende in modo classico è immortale, la fotografia blocca il tempo in modo crudele, è l’espressione artistica che più assomiglia alla vita, perché nasce già morta e rappresenta la morte stessa».

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«Ghergo – ha spiegato Maurizio Galimberti – è un fotografo inarrivabile: è come se uno scrittore contemporaneo dovesse confrontarsi con la Divina Commedia. L’unica possibilità per esprimersi senza imitarlo era quella di allontanarsi, cosa che ho fatto grazie all’utilizzo di una Polaroid, una macchina di qualità ma relativamente economica, diversa dagli obiettivi costosi che si usavano negli studi. Sono stato ispirato tra gli altri da Duchamp e i futuristi, in seguito ho trovato il mio linguaggio e la mia propria visione. Bisogna credere in ciò che si fa: io lavoro con rigore e rispetto verso me stesso, elimino ciò che non mi piace per non prendere in giro né me né gli altri».Galimberti presenta la sua ultima produzione 2
«Il mio lavoro premiato, “Le piume del Baikal” – ha chiarito Alessandro Scattolini –, è stato realizzato lo scorso ottobre, sull’isola di Ol'chon, nel lago Baikal in Siberia. Ho deciso di vivere lì per un mese, per capire come fosse la vita di persone quasi completamente isolate per la conformazione del territorio. All’inizio è stato piuttosto difficile perché la maggior parte degli abitanti era molto chiusa, poi altre persone mi hanno invece aperto la loro porta e accolto. Quando fotografiamo abbiamo in mente qualcosa che ci hanno raccontato: io volevo far rivivere i racconti di mio padre e di mio nonno sull’Italia di 50 anni fa. La situazione in Siberia è diversa, ma la gente vive con la stessa semplicità».
«Irene e Cristina Ghergo e Pasquale Pozzessere sono la mia famiglia – ha detto Sabrina Colle –. Ho conosciuto Cristina negli anni ’90, quando ero modella, e mi ha portato su terrazze inaccessibili e posti irraggiungibili di Roma, dove ancora si respirava l’aria di Alberto Moravia e Carmelo Bene. Nel filmato che è stato proiettato rappresento una serie di donne ritratte da Ghergo, ora non sarei più capace di ripropormi in un ruolo del genere. Non ho più quella leggerezza: ma è stato un bellissimo momento, l’apice di una carriera fortunata».
«La fotografia – ha aggiunto Denis Curti, comitato scientifico del Premio Arturo Ghergo – non dice mai la verità: la fotografia non può mentire ma i fotografi possono essere bugiardi, e quelli bravi scelgono un preciso punto di vista per raccontare il mondo, facendosi carico di una grande responsabilità. Galimberti ha una capacità di sintesi senza precedenti: uno dei motivi che ci ha spinto ad assegnargli il Premio Ghergo è la sua capacità di rendere unici i suoi ritratti».
«Abbiamo deciso – ha detto Vittorio Salmoni, ideatore del Premio e membro del comitato scientifico – di continuare e proporre una seconda edizione del Premio Arturo Ghergo nonostante le difficoltà dovute al terremoto: sia perché l’unica speranza di rigenerazione per questo territorio è attraverso la cultura, sia perché abbiamo la responsabilità di pensare al futuro e a chi verrà dopo di noi».
«È un’esperienza – ha concluso Simona Teoldi, P.F. Turismo, commercio e tutela dei consumatori della Regione Marche – partita qualche anno fa, quella del distretto culturale evoluto, di cui il Premio fa parte: un’iniziativa di politica culturale pubblica. Siamo convinti che con le nuove risorse europee e nazionali si possa ripartire, anche contando sulla determinazione delle persone sfollate sulla costa di tornare nei propri luoghi: una volontà che non era affatto scontata in quelle zone che già hanno sofferto di uno spopolamento negli anni».