ANCONA - La Regione, in armonia con gli articoli 4 e 9 della Costituzione individua nel fenomeno delle terre incolte e abbandonate vocate all’agricoltura e alla zootecnia un elemento negativo sotto il profilo CAMPAGNAambientale, culturale, sociale ed economico; riconosce nello stato di disoccupazione dei suoi cittadini un ostacolo alla compiuta realizzazione del diritto di cittadinanza, con particolare riguardo a giovani, donne e persone in condizione di svantaggio; persegue il recupero produttivo delle terre incolte e abbandonate, il ricambio generazionale e l’accesso dei giovani e dei lavoratori svantaggiati all’agricoltura.
Questo l’impegno che la Regione Marche ha assunto approvando nel 2015 la legge che prevedeva l’istituzione della Banca della Terra.
“Si è dato seguito a questi principi? E’ stato predisposto il regolamento di attuazione previsto dalla legge?” Interrogativi che il Consigliere regionale Sandro Bisonni rivolge all’Assessore all’Agricoltura, Anna Casini, con un atto di sindacato ispettivo presentato in Consiglio regionale.
“Dalla approvazione della legge – afferma Bisonni – non si sono avute notizie sulla sua applicazione. Stiamo vivendo un momento particolarmente difficile della nostra economia ed è importante avere un quadro delle terre incolte nelle Marche per poi affidarle a giovani e alle persone svantaggiate oltre che ai soggetti che normalmente svolgono attività agricole. Questo dovrebbe essere uno degli impegni prioritari del governo regionale.”
La legge prevedeva l’istituzione della Banca della Terra presso l’Assam e il compito di gestire questo importante progetto nonché l’adozione di un regolamento di attuazione che doveva essere approvato entro sei mesi, ma non si sa oggi se tutto questo sia stato fatto.
Ecco il perché dell’interrogazione di Bisonni che intende conoscere lo stato di attuazione ma anche le motivazioni di questo eventuale ritardo.
“Dalle stime dell’Agenzia del demanio, - conclude Bisonni - i terreni a vocazione agricola di proprietà pubblica ammontano in Italia a più di 380.000 ettari, in buona parte nella disponibilità di Regioni ed enti locali. Nelle Marche, oltre ai terreni privati, sono presenti molte proprietà pubbliche, in alcuni casi abbandonate e risulta evidente l’importanza di recuperare i terreni incolti sotto il profilo ambientale, culturale, sociale, economico. Anche perché questo rappresenterebbe una nuova opportunità di lavoro, recupero di terreni incolti, salvaguardia del paesaggio e contrasto ai danni causati dalle avversità atmosferiche.”