RECANATI -  Un pensiero ai bambini, una riflessione sui fatti in Turchia, un ricordo per chi è caduto per la libertà ed ai migranti, un omaggio a Gianni Morandi.IMG 20160716 WA020

Si può condensare così la notte di Lunaria con la quale Joan Baez, tra inni all’uguaglianza, la libertà, alla pace, illumina la serata recanatese, al cospetto del sornione Giacomo Leopardi (lui volta le spalle a tutti ...) e sotto la Torre del Borgo.

La cantautrice americana, divisa per notorietà tra il suo stile vocale e l’impegno nei diritti civili e nel pacifismo, da Recanati ha lanciato un messaggio forte di pace e fratellanza dedicando al popolo turco, in lingua originale, il toccante brano “Hiroshima”, tratto dalla poesia “Kız Çocuğu” del poeta turco Nâzım Hikmet.

Ma qui il nesso, al di là dei fatti turchi, è forte con la scelta importante che fece a suo tempo il padre della Baez, un importante fisico che decise di non aderire al "progetto Manhattan" che condusse gli USA a costruire l’atomica poi usata sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. La poesia racconta di una bimba di appena 7 anni, vittima di quei tragici eventi.

E su questo aspetto dal palco il pensiero della Baez è rivolto per i bambini di tutto il mondo cui il destino deve regalare non la morte sotto le bombe ma la gioia di giocare e poter mangiare dolci.

“Dobbiamo ricordare che cosa è la compassione, l’empatia e il perdono non è facile ma il mondo ne ha bisogno ora! –aveva dichiarato la Baez poco prima in un intervista-, abbattere i muri, accogliere chi ne ha bisogno, donare il più possibile, essere uniti in un mondo di pace nel rispetto delle minoranze e i diritti di tutti gli uomini, questi sono stati i messaggi e i temi delle canzoni scelte, della celebre artista americana in un periodo dominato dall’odio e dalla violenza”.IMG 20160716 WA014

L’icona del pacifismo e della lotta per i diritti civili ha incantato, commosso emozionato il grande pubblico presente nella magica serata di apertura di Lunaria la rassegna di Musicultura nella suggestiva Piazza Giacomo Leopardi a Recanati nell’anno della candidatura della citta a capitale della cultura Italiana.

Una serata indimenticabile dove la Baez ha regalato la storia della musica popolare, cantando una generazione e tutto quello che ha rappresentato.

Con le note inconfondibili di “Un mondo d’amore”, portata al successo da Gianni Morandi Joan Baez ha aperto il concerto omaggiando la nazione che la ospita e aprendo la riflessione sui rapporti uomo/donna che devono essere improntati sul rispetto reciproco e mai sull’uso della violenza.

Pacata, con semplicità, “forte” dei suoi 75 anni, Joan Baez dal palco ha trasmesso quegli ideali che l’hanno accompagnata fin dall’incontro con Martin Luther King e dal suo primo personale gesto di disobbedienza civile a scuola.

Parla molto dal palco (non c’è la traduzione) ed allora la folk singer invita chi conosce l’inglese a tradurre per chi gli sta intorno.

In un susseguirsi di brividi ed intense emozioni, accompagnata dalla sua inseparabile chitarra, dal favoloso polistrumentista Dirk Powell, fiddlle, banjo, mandolino, chitarra, fisarmonica e pianoforte, e da suo figlio Gabriel Harris alle percussioni, Joan Baez ha incantato il pubblico con la sua magica voce eseguendo tra i brani “Deportee” in cui protagonisti sono i “rurales” stagionali messicani sfruttati nei campi agricoli degli USA.

thumbnail IMG 20160716 WA012“Questa è una canzone – ha detto la Baez - che dedico agli immigrati ai rifugiati a tutti quelli che non hanno una casa, abbattiamo i muri accogliamoli, noi abbiamo tanto da dare” ed ha proseguito con “Diamonds and Rust”, “Seven Curses”, lo spiritual “Swing Low”, “House of The Rising Sun” di Eric Burdon dedicata all’emarginazione sociale, “Gracias a la vida” della cilena Violeta Parra, inno alla vita, e sempre in omaggio all’Italia “Bella Ciao”, cantata da tutti i presenti in Piazza Leopardi.

Poi “Farewell Angelina” di Bob Dylan e il tema di un addio per partire soldato in guerra, “It's All Over Now”, “Baby Blue”, “Me and Bobby McGee” di Janis Joplin e, dal repertorio di Woodstock, Joe Hill, un concerto favoloso che ha trascinato il pubblico in piedi in una lunga standing ovation.

Joan Baez commossa, ha dedicato con la sua voce e la sua chitarra ben quattro bis: “Imagine” di John Lennon, auspicando un mondo migliore, la meravigliosa “The Boxer” di Paul Simon, “C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” di Gianni Morandi (brano che fece conoscere al mondo con la sua interpretazione) e ha chiuso con l’emozionante accompagnamento del pubblico con ‘Here’s to you’, dal tema del film ‘Sacco e Vanzetti’, inno contro la pena di morte.

La gente si alza, va sotto il palco ed alza i telefonini per immortalare questo momento.

La Baez canta da più di cinquanta anni, in molte lingue. Nonostante sia considerata una folksinger, la sua musica negli anni ha spaziato anche nel rock, pop, country e gospel.

Autrice di molte delle sue canzoni, è nota anche per le sue interpretazioni dei brani degli amici e colleghi. Ed anche al concerto recanatese la Baez ha interpretato pietre miliari della canzone d’impegno di altri artisti.

Nel 1956 Joan ascoltò per la prima volta Martin Luther King parlare di non violenza e diritti civili, alcuni anni dopo i due sarebbero diventati amici e avrebbero marciato assieme in molte manifestazioni.

Diritti civili, guerra in Vietnam, diritti umani, diritti di gay e lesbiche, cause ambientaliste, la guerra in Iraq, l’opposizione alla pena di morte, la lotta alle povertà solo alcuni dei suoi impegni civili.

Lei “ambasciatrice” nel mondo con la sua musica e i suoi gesti di pace e uguaglianza ha incantato il pubblico di Recanati che non si è mosso di un millimetro neanche quando prima del concerto ha iniziato a piovere.

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