PORTO RECANATI - Sabato 26 luglio (Ore 19, Scossicci, Bahari Cafè) presentazione dell'ultimo libro di Gianni Lannes, "Italia USA e getta", una documentata inchiesta sull'inquinamento militare in Italia.Gianni-Lannes

Gianni Lannes è un giornalista e fotografo italiano. Ha lavorato sia in Italia che all'estero, si è occupato di controinformazione con inchieste riguardanti i traffici di armi, di esseri umani, di rifiuti tossici, scorie radioattive, di ecomafie.

Si legge nella prefazione al libro di Lannes.

Il tema di questo libro di inchiesta - documentato con atti secret e top secret - è la colonizzazione forzata del nostro Paese, un ecosistema sociale fragile che non ammette di esserlo. Il totalitarismo che avanza, la standardizzazione del pensiero unico. Insomma, la storia che i libri di storia non hanno narrato: una nazione che ha creduto di essere liberata, invece è stata invasa e occupata militarmente. Un popolo che ha immaginato di guadagnare la democrazia, mentre ha perso la libertà e rischia la salute. Uno Stato abissalmente distante dal racconto apologetico che monopolizza il discorso pubblico, ormai televisivo, stravolgendo la realtà. Benvenuti nel paradiso a stelle e strisce, una portaerei nel Mediterraneo dove albergano indisturbate le armi di distruzione di massa. Una volta, tanto tempo fa, l’Italia veniva chiamata “Isola delle meraviglie”; allora il giardino d’Europa esprimeva una civiltà e non era ancora preda dei ladri di futuro, di coloro che si riservano il diritto di annientare la vita in un amen, ammantati dai segreti di Stati.lannes

Nel XXI secolo valgono ancora i patti siglati sottobanco, suggeriti da diplomatici e militari in carriera. L’accordo bilaterale – Bilateral Infrastructure Agreement (1954) – mai ratificato dal Parlamento, è stato imposto dal governo United States of America. In altri termini, una delega in bianco in nome e per conto di milioni di biografie anonime: nomi, cognomi, soprannomi, date di nascita e giorni preconfezionati di morte. Cose buone dal mondo: un cancro garantito e certificato a norma di legge. La nocività come strategia di selezione della specie. Tappa finale, la progressiva rarefazione dei beni ambientali di prima necessità: aria salubre, acqua pulita, terra sicura. I dati ufficiali parlano chiaro: 10 milioni di italiani sopravvivono in aree gravemente inquinate. E va sempre peggio. Non a caso, il codice penale del Belpaese ignora l’ecosistema. Guai, però, a fiatare. Il problema non è la destra o la sinistra, come aveva intuito Giorgio Gaber. C’è dell’altro. Con le mafie che fatturano il 20% del prodotto interno lordo, è in atto una pacifica e duratura convivenza in vigore dallo sbarco degli “alleati” nel 1943.

Segreti e sangue a fiumane, per nascondere traffici di armi, occultamenti di rifiuti, strategie offensive. Stragi, omicidi, omissioni, insabbiamenti della verità, per celare affari nebulosi e ruberie parastatali. 

Allora, vi siete mai accorti di quanto sia bello vivere in un eden trasformato in un inferno? Belpaese a sovranità azzerata, almeno a partire dalle clausole, ignote perfino agli storici di professione, dell’armistizio di Cassibile. La nazione italiana occupata dagli Stati Uniti d’America, non è sovrana né indipendente, ma succube. La fragilità italica cova le radici proprio nella lunga sequela di misteri alimentati a dismisura. Una litania di accordi internazionali ha annichilito la Costituzione repubblicana del 1948: ultimi in ordine temporale i Trattati di Prüm, Lisbona e Velsen, che assoggettano ogni Stato del vecchio continente a una normativa sovranazionale, promulgata da legislatori oscuri e ratificata da parlamentari sulla cresta dell’onda. Avanza incontrastato il militarismo. Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di Eurogendfor, la nuova polizia militare europea che ha assunto poteri e compiti totalmente al di fuori del controllo democratico. Una decisione ratificata anche dal Parlamento italiano (opposizione compresa) nell’anno 2010.

Chissà quante generazioni ci vorranno, perché approdi una nuova leva di italiane e italiani che sappiano scrollarsi di dosso la rassegnazione. Come se l’ex giardino d’Europa fosse soltanto una nauseabonda torta da spartirsi: appalti, subappalti, commesse e posti al sole.

Chissà se riusciremo a piantare quel seme buono a far germogliare di nuovo la sapienza delle madri, il coraggio dei padri, l’abnegazione dei nonni, di coloro che hanno fatto grande l’Italia, prima che l’egoismo e il criminale calcolo del privato profitto la riducesse in polvere.

Chissà se riusciremo ad arrestare i compromessi e le compromissioni, i giochi delle parti, le mafie, gli intrallazzi, i silenzi, le omertà.

Tutte le strade, anche le più buie, hanno un sole che accompagna il cammino e un vento di pacifici colori che danza annunciando la primavera. Non c’è davvero più tempo da perdere. È meglio essere attivi oggi che radioattivi e mutanti domani.