PORTO RECANATI – A fine febbraio, su iniziativa del PD in consiglio comunale è stata discussa la mozione che mirava alla convocazione di u referendum sul Burchio, mozione respinta dalla maggioranza.

In sede di dibattito aveva preso la parola Loredana Zoppi (UPP) che, da assessore all’epoca della giunta Montali, si era opposta all’operazione urbanistica.

Zoppi Loredana 4Il profilo FB di UPP ripropone l’intervento della Zoppi.

“Ritrovarsi di nuovo in questa sede a discutere di Burchi o Burchietti appare inverosimile. Non sono bastate le oltre 1200 firme dei cittadini raccolte contro la proposta di variante. Non è bastato che un’amministrazione comunale effettuasse l’annullamento in autotutela dell’accordo procedimentale concluso dall’amministrazione Ubaldi in quanto illegittimo; non è bastata una sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato tale illegittimità dichiarando testualmente che il Comune “...ha del tutto omesso di considerare il gravissimo, negativo impatto che l’opera avrebbe avuto sul delicato equilibrio del proprio territorio”. Che esso “... ha esercitato male la propria pur ampia discrezionalità in materia urbanistica e ha adottato una delibera illegittima, esposta come tale al rischio di quell’annullamento in autotutela” che – al variare della situazione politica - si è appunto verificato. Che “il vizio rilevato, per la sua caratteristica, era da solo sufficiente a giustificare l’annullamento d’ufficio della delibera presa dalla precedente amministrazione e la decisione di non approvare la variante proposta”. Non è bastato che pochi mesi fa l’Autorità di bacino regionale abbia innalzato il grado di rischio idrogeologico dell’area interessata da “medio” a “elevato”. Niente di tutto ciò riesce a dissuadere questa Amministrazione dal portare avanti tale scellerato progetto urbanistico. Che a diventare edificabili siano 34 o 32 ettari di area agricola pari al 2% o al 1,8% del territorio comunale nulla cambia, per il nostro giudizio. Che siano le 80 villete del progetto Proton s.r.l. del 2007, che siano le 40 ville più resort stellato del progetto Coneroblu s.r.l. del 2013
che siano 20 ville più hotel del cosiddetto “Burchietto” del 2017 stiamo sempre parlando dei medesimi protagonisti - su cui aleggia totale mistero - e della medesima speculazione edilizia fatta su un territorio già soffocato dal cemento. Basta un rapido sguardo al P.R.G. comunale per accorgersi che, nonostante siano numerose le aree destinabili a strutture turistico ricettive rimaste inutilizzate, (lottizzazione 17098201 1364845416919038 7362919847497820524 nPierantoni, 8 ettari circa, lottizzazione attorno all’Hotel House, 24 ettari circa, area Rossi, area De Marco, lotti stradone dei Sorbelli, 4 ettari + 4 ettari), si vogliono impegnare le ultime aree agricole rimaste. Basta guardarsi intorno per capire che non stiamo affatto parlando di una mera operazione immobiliare: in un mercato in stallo Porto Recanati è disseminata di incompiute, di scandali urbanistici talmente grandi che hanno contribuito al dissesto finanziario del principale istituto di credito delle Marche. Ma non è bastato nemmeno questo. Si persevera. Si tratta dell’ennesima pianificazione “su richiesta” a macchia di leopardo, che tanti danni ha già causato alla nostra città. Dopo l’Hotel House e l'Hotel Royal della seconda metà degli anni Sessanta, ci condannerete all’Hotel Burchio degli anni Duemila promettendo ancora una volta porti, scogliere e più lavoro per tutti.Questa ampia premessa per dire che Uniti per Porto Recanati non ha bisogno di un referendum per ribadire che questo progetto è sbagliato quanto scellerato.Con questo non vogliamo affermare che non crediamo nell’importanza degli istituti di partecipazione, tutt’altro. Noi ci sentiamo ancora e più che mai investiti del mandato popolare ricevuto nel 2014. Sulla base di quel mandato abbiamo costruito un progetto politico in cui evidentemente non tutti hanno creduto.
A tutela del territorio ci siamo esposti personalmente e abbiamo rischiato andando anche contro illustri pareri di esperti legali.
Porto Recanati sulla questione si è già espressa e non potrà essere una maggioranza come questa, scarsamente rappresentativa della popolazione, a imporre il suo volere. Noi di Uniti per Porto Recanati faremo di tutto per contrastarlo. Non ci interessano i tecnicismi e le interpretazioni di norme e regolamenti, anche sull’ammissibilità o meno del referendum, che comunque rimane consultivo e pertanto non vincolante. Vogliamo tutelare gli interessi collettivi della nostra comunità, cosa che abbiamo sempre fatto e che continueremo a fare. Come avvenuto per altre battaglie, ci appelliamo alla coscienza di ciascun consigliere comunale: quali che siano le motivazioni del vostro impegno politico, non perdete mai di vista il bene superiore di questa città”.

UPP sucessivamente al dibattito conclusosi ha poi postato una riflessione sui commenti del sindaco durante il consiglio.

Rispondendo agli interventi delle opposizioni, compatte a favore della mozione, il Sindaco, annunciando il voto contrario della maggioranza, ha sostenuto di non ritenere opportuno consultare la cittadinanza in merito, in quanto essa si è già pronunciata a giugno, alle Amministrative. Votando la lista Insieme alla gente, gli elettori le ha conferito il diritto/dovere di governare e decidere.
I portorecanatesi erano a conoscenza che la formazione che oggi guida la città era favorevole al progetto. Ora, secondo Mozzicafreddo, è ora della responsabilità: è arrivato sul suo tavolo un progetto da 60 milioni di euro, che a giorni sarà reso noto alle minoranze, e su questo si discuterà nel prossimo Consiglio comunale. Tutto si più riassumere così: "Abbiamo vinto le elezioni, ora è nostro diritto realizzare i progetti che vogliamo". Noi non indietreggeremo nemmeno un millimetro, e faremo tutto ciò che è in nostro democratico potere per opporci.