PORTO RECANATI - Constra di quasi 90 pagine la documentazione che compone la Variante del Burchio che andrà in discussione lunedì 20 marzo in consiglio comunale, seduta che si preannuncia molto partecipata alla luce di un tema che ha appassionato molto la politica cittadina, ed avuto anche non pochi riflessi sulla stessa. burchioProponiamo alcuni stralci essenziali della relazione tecnica tratti dal documento presentato dalla Coneroblu che attraverso investitori stranieri conta di impegnare 60 milioni di euro sull'operazione che, a detta sin dall'inizio dell'allora amministrazione Ubaldi, porterebbe posti di lavoro e in proiezione linfa all'economia locale legata all'indotto del cantiere nei tre anni previsti per i lavori. In prospettiva di incidere poi sul comparto turismo con un aumento delle presenze annche in bassa stagione, e tornando sull'aspetto occupazionale con tra i 100/150 posti di lavoro a seconda della stagione.

Dalla relazione tecnica presentata per la Variante del Burchio

Con la presente relazione si andrà a descrivere l’intervento che si vorrebbe attuare nel territorio del Comune di Porto Recanati, in una zona baricentrica alla chiesetta del Burchio, in una zona comparto avente una estensione di metri quadrati 344.265,00 su un’area di proprietà della Società Conero Blu, con sede ad Ancona, via Fazioli, 15 il cui amministratore è il Signor Vladimir Galperin nato a Khabarovsky Kray (RTSSH), il 14 maggio 1953, di altre particelle facenti capo alla Signora Manuela Matassoli, in rappresentanza della società La Collina, dei Signori Buldorini Madiva, Maresca Arturo, e la retrocessione in agricola di aree di proprietà dei Signori Paoloni Enrico, Olivieri Antonio, Cingolani Stefano, Michelini Riccardo e Anna Luisa.
Questo intervento era già stato già proposto nell’anno 2013, dall’allora Amministrazione Comunale come variante al Piano Regolatore Generale, e dopo il normale iter amministrativo, con il cambio avvenuto di Amministrazione Comunale, non venne più definitivamente approvata, nonostante fossero intervenute tutte le approvazioni necessarie degli enti competenti.
A questa fase ha fatto seguito anche un risvolto giudiziario conclusosi con una sentenza del Consiglio di Stato n. 1337/2016.
Oggi, la nuova Amministrazione Comunale, intende riproporre questa variante, ritenendola strategica per lo sviluppo del territorio e foriera di ipotesi di sviluppo sociale ed economico per l’intera comunità.
Lo sviluppo del territorio comunale, cosi come anche evidenziato dall’esame della pianificazione sovraordinata, costituita in particolar modo dal Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) detta, oltre l’aspetto prettamente vincolistico della struttura morfologica del territorio, le linee di sviluppo sociale ed economico dei diversi territori a seconda della loro collocazione geografica.
La struttura morfologica del territorio del comune di Porto Recanati prevede per la città uno sviluppo esclusivamente legato al Turismo ed a tutte le sue possibili coniugazioni.
Si giunge quindi alla ovvia conclusione che la crescita della economia locale è collegata in via principale allo sviluppo del Turismo che costituisce, quindi, un obbiettivo principale da perseguire.
Per questa prerogativa qualsiasi iniziativa improntata allo sviluppo turistico viene presa in considerazione e valutata. Nel caso in specie, le riflessioni effettuate e le valutazioni di ordine generale fanno ritenere la presente variante meritevole di accoglimento.
Si precisa inoltre che, come avremo modo di specificare più avanti, ci viene incontro anche la norma regionale in termini di consumo di suolo (L.R. 22-2011 e Regolamento di Attuazione n. 6), il quale consente di compensare le nuove destinazioni con altre che vengono eliminate.
La variante riguarda un comparto posto ai margini del centro urbanizzato di Porto Recanati, compreso tra due zone edificate rappresentate dalla lottizzazione dell’area ex Villa Gigli ed il PEEP 3, in una zona del territorio comunale dove la pianura comincia a declinare verso la collina, in un terreno contraddistinto dalla presenza di un oliveto e da area destinata alla coltivazione.
Dal punto di vista urbanistico ci troviamo di fronte ad una variante di completamento del tessuto urbano che attraverso anche la dotazione di infrastrutture anche viabili, completa una intera porzione del territorio comunale, e rappresenta un ordinato sviluppo dello stesso all’interno dell’ambito complessivo cittadino. Per quanto riguarda l’urbanizzazione di quest’area andrà a completare un espansione del tessuto urbano che può essere considerato armai consolidato, in quanto presente da diversi anni, ed in particolare, riguardo ad alcune opere specifiche come le fognature, rappresentano la risoluzione di un problema che sarebbe comunque dovuto essere risolto direttamente dal comune stesso.
Il progetto riguarderà la realizzazione di un comparto turistico ricettivo costituito da una struttura alberghiera, e da alcuni fabbricati singoli posti in aree ben distinte dell’intero comparto, sempre destinati a residenze turistiche; tutta la restante proprietà, oggetto di variante, sarà destinata per lo più

al mantenimento e recupero delle emergenze agricole presenti, come l’oliveto, una piccola area boscata e quanto altro presente, proprio per consentire un inserimento di queste volumetrie, nell’attuale contesto ambientale presente. Tutto ciò al fine di mitigare l’edificazione previste dal progetto nel contesto ambientale originario.
Gli aspetti determinanti della questione sono quello urbanistico, oggetto della presente relazione, e quello edilizio, legato ad una fase successiva, i cui presupposti però dovranno essere valutati in questa sede, con la formulazione della normativa tecnica di riferimento, alla quale successivamente ci si dovrà riferire all’atto della realizzazione del progetto.
Come premessa va detto che l’attuale normativa regionale pone come presupposto di qualsiasi variante allo strumento urbanistico generale la questione legata al consumo del territorio, ponendo la possibilità di poter variare la destinazione d’uso delle aree agricole, a condizioni ben precise e determinate: cioè se le previsioni edificatorie del piano sono esaurite oppure se le nuove zonizzazioni si compensano con altre aree omogenee che vengono stralciate.
Nel caso in questione si è optato con la seconda ipotesi, cioè si è scelto di stralciare alcune aree a fronte di un nuovo inserimento di altre, in questa zona; tale possibilità viene prevista dalla normativa regionale.
Nel caso in specie quindi la variante viene proposta da alcuni soggetti che sono interessati alla trasformazione delle loro proprietà in zona agricola, e dai proprietari della Coneroblu, intenzionati a realizzare il nuovo insediamento.
A questo proposito si illustra la destinazione d’uso delle aree che vengono stralciate, per evidenziare come le stesse posseggano una potenzialità edificatoria stabilita dal vigente strumento urbanistico: la zona destinata a connettivo territoriale, prevede un indice edificatorio pari a mc/mq 0.03, mentre la zona produttiva ha un indice pari a mc/mq 3,00.
Dette aree quindi, essendo presenti all’interno dell’attuale strumento urbanistico, per altro già adeguato a tutta la strumentazione sovra ordinata, sono indiscutibilmente “edificabili” a tutti gli effetti, con l’applicazione di indici e parametri previsti nelle norme di riferimento.