PORTO RECANATI – Prima firmataria l’on. Ricciatti (hanno aderito i deputati Ferrara, Epifani, Giorgio Piccolo, Zappulla, Martelli, Nicchi, Melilla, Sannicandro, Duranti, Piras, Quaranta, Scotto, Kronbichler, Bordo), è stata presentata al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali un’interrogazione a risposta nelle commissioni specifiche sui due casi.

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“Per sapere (si legge) – premesso che:
la Antonio Merloni Cylinders Ghergo Group s.p.a. è una società attiva nella costruzione di prodotti per lo stoccaggio del Gpl, largamente usati per la distribuzione del Gpl medesimo sul mercato, con sede a Matelica; da diversi mesi i lavoratori sono in stato di agitazione per la situazione di crisi finanziaria e produttiva dell'azienda e per la mancata assunzione di responsabilità da parte della proprietà; secondo le organizzazioni sindacali sono a rischio circa cento posti di lavoro;
in data 19 luglio 2017 l'azienda ha disertato l'incontro con le rappresentanze dei lavoratori previsto alla regione Marche, fissato per individuare possibili soluzioni per salvaguardare i livelli occupazionali; in data 20 luglio 2017 le organizzazioni sindacali hanno proclamato uno sciopero ad oltranza con un blocco stradale (sulla provinciale 256) per sensibilizzare l'opinione pubblica;
l'elevato numero di lavoratori coinvolti, in un territorio che ha perso nel corso degli ultimi anni significative realtà produttive, rischia di avere gravi ripercussioni sull'economia del territorio;
la Antonio Merloni Cylinders Ghergo Group non è l'unica azienda di proprietà della famiglia Ghergo che presenta criticità”.

“La Gi&E spa di Porto Recanati –prosegue l’interpellanza-, attiva nella produzioni di parti calde e compressori, infatti, continua ad essere in fase di stallo, nonostante l'annunciato rilancio del piano produttivo, supportato da un accordo con le organizzazioni sindacali siglato nel maggio 2017; l'accordo – che interveniva a seguito dell'avvio di una procedura di mobilità per 69 dipendenti in esubero rispetto ai 175 impiegati – prevede, nello specifico, la mobilità su base volontaria con incentivo all'esodo, mantenendo la valutazione di esubero per 50 unità; la cassa integrazione per 12 mesi; azioni volte a favorire il ricollocamento del personale in esubero nelle aziende presso le quali si sarebbero esternalizzate le attività; percorsi di formazione interna per favorire il reimpiego dei lavoratori all'interno dell'azienda; una serie di iniziative a tutela dei dipendenti appartenenti a categorie protette; si tratta di impegni che ad oggi non solo risultano disattesi – come riferiscono fonti sindacali –, ma presentano nuovi fronti di criticità come, per citare solo due esempi, i ritardi nel pagamento degli stipendi e la mancata regolarizzazione del fondo pensionistico complementare dei lavoratori, con diversi contributi non versati; anche in questo caso l'inerzia della proprietà dell'azienda rischia di portare ad una procedura coatta di licenziamento, considerato che le condizioni generali dell'azienda non migliorano e che non sono disponibili altri ammortizzatori sociali che possano anche indirettamente sostenere la riorganizzazione aziendale quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati, al fine di salvaguardare queste realtà produttive ed i relativi livelli occupazionali”.