PORTO RECANATI - “Questa virile età, volta ai severi economici studi” (Palinodia V. 233) il logo prescelto per l’edizione 2017 del Premio La Ginestra, tratto dalla Palinodia al Marchese Gino Capponi, e tiene conto dell’abitus professionale e cattedratico del premiato, anche se appare decisamente riduttivo definire la figura culturale del Prof. Giulio Sapelli in termini di natura meramente economica, stante la molteplicità dei suoi orizzonti culturali, che spaziano dalla storia alla filosofia, alla sociologia, alle discipline umanistiche e sociali in generale, pur avendo a fondamento la materia propriamente economica, che attualmente insegna presso l’università degli Studi di Milano, in qualità di docente di Storia Economica, e di Economia Politica, dopo innumerevoli esperienze internazionali, che lo hanno visto impegnato nell’insegnamento, oltre che in Europa (Praga, Berlino, Barcellona, Madrid, Lione, Vienna), anche nelle due Americhe (South California, New York e Buenos Aires, Santiago del Cile, Rosario, Quito) e in Australia (Wollongong, Sidney, New South Wales).10eaa56dfb511a92576c58b2bf30c200

Oltre che nell’insegnamento, Giulio Sapelli, autore di oltre 400 pubblicazioni, è stato attivamente impegnato, al più alto livello, anche nel mondo delle attività produttive, finanziarie e istituzionali, ricoprendo incarichi di sempre altissimo prestigio. Nel contesto di un’intervista rilasciata a Paola Casella, sul tema dell’Etica di impresa, e pubblicata sul sito web www.caffeeuropa.it , sotto il titolo Etica sì, ma a fondo perduto, il prof. Sapelli ha avuto occasione di citare un celebre brano dello Zibaldone, quello di pag. 2923, del 9 luglio 1823, in cui Leopardi afferma testualmente che “gl’italiani non hanno costumi: essi hanno delle usanze. Così tutti i popoli civili che non sono nazioni”.
Nel contesto dell’intervista la citazione leopardiana era preordinata a rappresentare la difficoltà dell’affermazione in Italia della concezione anglosassone della responsabilità di impresa, che il Prof. Sapelli reputa eventualmente possibile soprattutto al livello tipico del nostro tessuto produttivo, della piccola e media impresa. A prescindere dalla significativa citazione sopra riferita, il pensiero del Prof. Sapelli appare in sintonia con l’abito mentale leopardiano soprattutto nel rispetto assoluto del principio di verità consacrato nel verso 115 de La Ginestra “Nulla al ver detraendo”, che rappresenta il connotato fondamentale della “Nobil natura” (V. 111), e nel contempo il presupposto inalienabile dell’amore fraterno universale (Vv. 130 e segg.), unico rimedio contro le insidie della natura che “madre è di parto e di voler matrigna” (V. 125). Il tema della fratellanza come argine alle insidie della natura appare particolarmente significativo per il Premio La Ginestra 2017, che gli organizzatori hanno voluto dedicare alla solidarietà per le zone colpite dal terremoto, nel primo anniversario dei tragici eventi sismici.
Questa, quindi, la motivazione del conferimento al Prof. Giulio Sapelli del Premio “La Ginestra 2017”: Premio La Ginestra 2017 conferito al Prof. Giulio Sapelli per la consonanza del suo pensiero con i principii fondamentali di verità e di fratellanza universale affermati da Giacomo Leopardi nel Canto La Ginestra.

SMinPotenzaQuest’anno, per l’indisponibilità della loggetta di Casa Lucangeli, la manifestazione “esce” da Porto Recanati e trova accoglienza a Santa Maria in Potenza (saranno disponibili dalle 20.30 delle navette in partenza dalla Stazione FFSS).

L’abbazia di Santa Maria in Potenza è una delle chiese più ricche di storia e sorge nella zona sud del territorio Portorecanatese. Le prime testimonianze circa la sua fondazione da parte dei monaci crociferi risalgono al 1180. Questi monaci praticavano opere di accoglienza gratuita dei malati ospitando i pellegrini e i viandanti. Essi, inoltre, risistemavano le strade e costruivano i ponti per facilitare l’accesso alla loro abbazia. Nel 1656 l’opera dei Crociferi cessò a causa della soppressione del loro ordine, decretata da una bolla di Alessandro VII. Negli anni seguenti l’abbazia divenne, per disposizione dei Sommi Pontefici, proprietà di diversi prelati ecclesiastici e i suoi terreni, un tempo fecondi, si trasformarono in zone paludose e malariche. Nel 1794 l’abbazia venne concessa da Pio VI ai monaci Cistercensi, i quali la riportarono al precedente splendore e ricostruirono la chiesa ex novo. Dopo pochi anni, però, l’abbazia venne confiscata da Napoleone, che la diede in dono a sua sorella Paolina, maritata al principe Borghese.
Trascurata nella sua manutenzione la proprietà ridivenne presto preda di esondazioni del fiume potenza e zona malarica. Fu tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento che la famiglia Volpini, attuale proprietaria dell’abbazia intraprese l’opera di bonifica dei terreni ed il successivo restauro del complesso abitativo con la trasformazione dell’antica cripta nell’attuale chiesa.

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