ANCONA -  Parte dal Consiglio regionale, su iniziativa dei consiglieri Giancarli, Marconi e Busilacchi, l’impegno a riattivare, insieme all’ASUR, il percorso triennale di formazione specifica in medicina generale per i giovani medici che si avviano all’attività e valorizzare la loro presenza all’interno della rete sanitaria regionale.medici e1432568827169 300x189

“I medici di medicina generale, per il capogruppo UDC Luca Marconi, sono l’ossatura di quella struttura territoriale fatta dai 13 ospedali di comunità e dalle case della salute in cui questi operano in forma associata garantendo un servizio continuativo all’utente. Non possiamo continuare a pensare al medico di famiglia come colui che opera isolato da tutti con i suoi 1.500 assistiti. E’ necessario attivare un sistema capillare con l’ammalato che sia accolto all’interno di una struttura e che arrivi con una scheda che riporti tutta la sua storia sanitaria in modo che ci sia uno scambio di informazioni costante fra il medico di famiglia e l’ospedale per acuti e post-acuti o le strutture riabilitative”.

Infatti nella riorganizzazione della rete territoriale di assistenza sanitaria la figura del medico di medicina generale è sempre più centrale anche per garantire l’appropriata presa in carico dei pazienti e la massima integrazione dei percorsi clinico-assistenziali. “Serve un medico preparato e formato rispetto a quelle che oggi sono le reali e nuove necessità”, commenta Marconi che ricorda che nel nuovo accordo collettivo nazionale, da poco firmato, è stato previsto il nuovo ruolo del medico di medicina generale deve avere come figura di riferimento nella prevenzione e, in modo particolare, per la cronicità “che è la vera sfida che abbiamo di fronte. Pensiamo che cosa possa significare se l’ambulatorio del medico di Medicina generale sia dotato di una piccola diagnostica: per l’abbattimento delle liste d’attesa, per il controllo della cronicità o per le cure intermedie, o, ancora meglio, sia inserito in una struttura territoriale insieme ad altri colleghi”.

Marconi ricorda anche che poche settimane fa la Federazione italiana dei medici di medicina generale ha evidenziato che nei prossimi dieci anni avremo un saldo negativo fra pensionamenti e presumibili nuove assunzioni di medici di famiglia di circa ventiduemila unità che determinerebbe, fra il 2023 e il 2026, l’impossibilità per 14 milioni di cittadini di essere assistiti da un medico di Medicina generale.

“E’ necessario correre ai ripari, dice Marconi. In Italia per intraprendere la professione di medico di medicina generale bisogna partecipare dopo la laurea ad una specifica formazione che non è una disciplina accademica, ma è affidata alla gestione delle Regioni e delle Province Autonome. Nella nostra Regione sono stati creati cinque poli didattico-formativi e la formazione viene svolta in un triennio all’interno degli ospedali e delle strutture territoriali per quota parte e per un anno viene fatta nell’ambulatorio di medicina generale. E’ per questo che con la mozione approvata nei giorni scorsi è stato assunto un esplicito impegno a prevedere incontri periodici fra il Gruppo tecnico per la formazione specifica in medicina generale, i gruppi di coordinamento di polo e i partecipanti ai percorsi formativi di medicina generale per verificare l’omogeneità della metodologia didattica ed eventuali criticità da superare. Inoltre saranno potenziati i Corsi di formazione specifica in medicina generale specie su patologie trattabili a livello ambulatoriale così da diminuire in prospettiva gli accessi impropri ad ospedali o strutture specialistiche”.