Di Piermarino Simonetti

MONTEFANO - Quando ieri mattina, in farmacia per degli acquisti, Alberto, sorridente come suo solito, mi ha anticipato di avere consegnato la copia di di lavoro alla casa editrice Garzanti del suo prossimo libro, “Due in condotta”, pensavo che quella sarebbe stata l’unica sorpresa della simpatia.

Invece, qualche attimo prima di uscire, fatto i suoi acquisti, piegando un poco la testa, nel gesto che spesso indica empatia oltre alla prossemica di un faccia quieta e cordiale, Alberto ha aggiunto: “Ed il sette faccio cinquant’anni dal mio primo ingresso nel convento dei Servi di Maria di Montefano”.

Pur condividendo l’amicizia e con un’età adatta a ricordare un tempo che prende mezzo secolo, la sua cordiale memoria per un’esperienza che in Montefano, credo, abbia uno dei caposaldo nella straordinaria vita di Alberto Maggi, mi ha riempito di gioia.Maggi padre Alberto

Certo nel catalogo di memorie di un uomo che ha molto da raccontare, avere in qualche modo contribuito ad un percorso del quale molta gente si è giovata, rallegra questa piccola comunità montefanese. Un luogo vissuto, anche se in fasi alterne (periodi di intensi studi in prestigiosi Istituti ed Università), per cinquant’anni con intensità culturale e religiosa, oltre che a modellare anime, disegna storie, e perché no, architetture si modificano, Alberto lo ha pensato tutto. L’esperienza personale che non rimane chiusa nelle pareti di un convento o uno studiolo di fine ricercatore dell’esegesi biblica, si trasforma in una leggera brezza vitale che scorre per le vie urbane di una cittadina.

Nei cinquant’anni passati dal quel 7 gennaio 1969, tutti i testimoni di quel periodo storico e sociale che ha segnato molte vite, sono cambiati non soltanto negli anni che hanno in più, ma nella propria sensibilità culturale. Tra molti di questi, la presenza cosi lunga e fruttuosa di Alberto Maggi, è stata non soltanto una conoscenza, ma affiancata alla sua esperienza empatia di vita. Negli anni novanta, assieme ad Ricardo Perez Marquez, la fondazione del Centro di Studi Biblici “G. Vannucci”, polo autorevole di conoscenza e diffusione del messaggio dei Vangeli, ha rappresentato il cambio di passo. Da lì, conferenze, settimane bibliche, e la pubblicazione di libri che hanno avuto molte ristampe in diverse lingue; passando per un lungo periodo di "frate scomodo ed eretico”.

Non è esagerato pensare alle architetture che si modificano per le esperienze culturali segnate da sensibilità che si incontrano. Nel 1969, Alberto insieme ad altri giovani, passavano le sere d’estate, finita l’esperienza dei campi lavoro in campagna, seduti sulle scale cremisi del sagrato della chiesa di San Filippo, suonando la chitarra e cantando in diversi dialetti e lingua del mondo.49428952 10213552898236145 8596962163518603264 n

Oggi si ascoltano voci e letterature, vite di passione religiosa e di fede, linguaggi d’arte, all’interno di un convento Centro di Studi Biblici, diventato un eccellente luogo di promozione culturale, non solo per Montefano.

Difficile pensare ad una trasformazione dello spazio solo dovuta ai tempi contemporanei, senza che una presenza culturale ne abbia stimolato la modifica e l’adeguamento. I flussi di pensiero empatico scorrono versano quel bacino di umanità capace di accoglierli. Fermi il tempo di scambiare nutrimento dalle acque di un lago, un’altra corrente passa e continua il percorso, arricchita dell’humus, che ora sa di terra, esperienza d’umanità, di natura e di un Dio amico degli uomini.

Cinquant’anni di permanenza a Montefano, (dopo che un primo approccio tra un giovane Alberto Maggi anconetano non ancora frate, ed il paese, avvenne per un piccolo vezzo di vanto dei montefanesi, quale era la tradizione del suo veglione di carnevale, in un teatro aperto anche oltre la mezzanotte del martedì grasso), sono un traguardo di stima di cui tutti si sono giovati.