MONTECASSIANO - Il 30 giugno 1944, nelle adiacenze della villa Perozzi, in località Valle Cascia, dove era la sede delle truppe tedesche qui di passaggio, furono fucilati i coloni mezzadri, Armando Mangoni, Giuseppe Stacchietti e suo figlio Sante Stacchietti, Augusto Bracalenti e suo figlio Nazzareno.
Essi abitavano con le rispettive famiglie in località Sant’Egidio, sempre a Montecassiano, in prossimità del fiume Potenza.
Erano stati prelevati dai tedeschi nelle rispettive abitazioni mentre erano intenti ai lavori nelle stalle, come ostaggi per l’avvenuto ferimento di un soldato per opera di un patriota della vicina Villa Potenza, riuscito dopo l’azione a fuggire e occultarsi. Si dice che prima della fucilazione, i prigionieri abbiano subito gravi maltrattamenti.
Il costituendo Comitato di Liberazione, ritrovate le cinque salme, decise di dar loro sepoltura nel cimitero comunale, in un monumento posto a destra dell’entrata dello stesso.
Sempre il 30 giugno, in località Sambucheto, nel comune di Montecassiano, all’interno del fondo rustico coltivato da Beccacese Sante ma di proprietà dell’avvocato Buratti, in seguito a diverbio, sono stati uccisi da soldati tedeschi che stanziavano in quel territorio, Beccacese e suo genero, Latini Ottorino.
Il diverbio era nato dal rifiuto di Beccacese di consegnare ai soldati una data quantità di lardo e altri generi alimentari che erano stati da lui nascosti per sottrarli al saccheggio, visto che già da giorni truppe tedesche si presentavano e sottraevano tutte le provviste presenti nella casa.
Al diverbio seguì una breve colluttazione in cui un soldato tedesco rimase leggermente ferito.
Questo scatenò l’ira dei suo compagni che scaricarono le loro armi sul vecchio Beccacese, morto sul corpo, e in seguito sul genero che, peraltro venne ferito non mortalmente e riuscì a fuggire rifugiandosi nella casa di un colono vicino, Eugenio Romoli.
Più tardi, soldati tedeschi si recarono presso la casa e trovando Latini immobile sul letto, lo freddarono senza lasciargli dire alcunché.
Gli altri famigliari del Beccacese vennero condotti presso il Comando militare tedesco in Sambucheto, dove furono sottoposti a giudizio per corresponsabilità nel ferimento del soldato.
Alla fine si arrivò a un verdetto di assoluzione, tuttavia venne ordinata la distruzione della casa della famiglia Beccacese e di quella dei Romoli, che vennero immediatamente incendiate.