di Anna Maria Ragaini, presidente Comitato Rigassificatore No Grazie

PORTO RECANATI - Chi ha perso? Naturalmente la società Tritone/Gas de France, ma anche tutti coloro che, localmente, pensavano di assicurarsi dei vantaggi politici dall’intera operazione.

Il Comitato Rigassificatore Nograzie venne costituito da un gruppo di cittadini che per anni si sono battuti, lavorando con impegno e mettendo gratuitamente a disposizione di una causa in cui credevano fermamente il proprio tempo e le proprie competenze professionali.

Una battaglia condotta contro la realizzazione deirimpianto progettato dalla società francese in Adriatico, di fronte alla costa di Porto Recanati, considerato estremamente dannoso per Ragaini Anna Marial’ecosistema marino della Riviera del Conero e pericoloso per un’ampia fascia di territorio a ridosso della stessa riviera.

Nella nostra iniziativa ci siamo trovati continuamente davanti a ostacoli di ogni tipo, accompagnati da timori e titubanze spesso inaspettate, ma la convinzione che una infrastruttura del genere sarebbe stata soprattutto dannosa per il patrimonio naturale e un potenziale perìcolo per l’intera area, ci ha spinto a non abbandonare una battaglia che ha sempre contato sull’ampio consenso dei cittadini. Oggi possiamo affermare che il rigassificatore non si farà. Il progetto della società Tritone/Gas de France finisce in archivio e con esso tutte le aspettative di chi con quel progetto intravedeva altri obiettivi.

Il Comitato Rigassificatore Nograzie ha guidato il gruppo che è ricorso al TAR del Lazio, affinché fosse annullato o caducato il decreto con cui, nel 2011, il Ministero dell’Ambiente aveva rilasciato la V.I.A., cioè la Valutazione d’impatto ambientale, indispensabile perché potesse essere avviata la costruzione dell’impianto, posizionato a pochi chilometri dal Monte Conero e dalla costa di Porto Recanati. Insieme al Comitato si sono schierate diverse amministrazioni comunali. Purtroppo non il Comune di Porto Recanati.

Il rigassificatore “offshore” prevedeva lo stazionamento permanente di una nave, alla quale avrebbero attraccato le navi-gasiere per le operazioni di travaso del GNL, il gas naturale liquido, che l’impianto della nave-madre avrebbe riportato allo stato gassoso e poi immesso in una condotta realizzata sul fondo dei mare fino a raggiungere la costa, da dove sarebbe affluito alla rete nazionale del gas. Il progetto calcolava in 5 miliardi di metri cubi la quantità di GNL che il rigassificatore avrebbe potuto trattare nel corso di un anno.

Il Comitato aveva costantemente evidenziato i pericoli di un impianto dei genere, tanto per le modificazioni sul sistema ambientale dovute ai prelevamenti e agli sversamenti di acqua marina per il processo di raffreddamento, quanto per i potenziali rischi in conseguenza di un eventuale incidente rilevante, capace di coinvolgere una fascia costiera di diversi chilometri di profondità.

Ringraziamo tutti coloro che ci hanno affiancato nella lotta, dai Comuni alle associazioni ed enti che ci hanno offerto il loro supporto, così come ringraziamo tutti i cittadini che hanno condiviso con noi l’impegno e le finalità di tutela dei territorio e dell’ambiente che ci hanno sostenuto.