nota del Comitato Castelnuovo

RECANATI -  All’incontro pubblico organizzato dal Vescovo Nazareno Marconi su richiesta del Comitato di Quartiere Castelnuovo il 9 aprile, Sua Eccellenza ha risposto ad alcune domande poste dal Comitato sulla chiesa chiusa dal 2016 a causa del sisma. Si chiedeva come mai a distanza di quasi tre anni non fossero stati mai eseguiti gli interventi di messa in sicurezza dell’edificio (puntellamenti, cerchiature), né lavori di piccola manutenzione con opere di riparazione, per evitare ulteriori danni. Ma quali sono questi danni? A quanto ammontano?

E’ bene sapere che le chiese rientrano nella categoria dei beni culturali. Alcune sono di proprietà dello stato e hanno un loro percorso. Le altre chiese come la nostra, che sono di proprietà della Diocesi, sono sì private ma rientrano nei beni culturali tutelati dallo Stato.

Come per le opere pubbliche lo Stato ha stabilito un elenco dove le Diocesi hanno indicato le chiese in ordine di urgenza con precedenza per quelle nel cratere. L’elenco ha costituito una lista nazionale e la Chiesa Santa Maria di Castelnuovo, essendo fuori dal cratere, è al 102esimo posto.Castelnuvo incontro 9aprile2019

La scheda dei rilievi dei danni della nostra chiesa compilata dal Dipartimento della Protezione Civile, ha stabilito che le pareti esternenon sono in situazione di pericolo, mentre all’internosono state rilevate alcune crepe sulla volta, un distacco dalla volta verso la parete di fondo del campanile, un segno di lesione in fondo all’arco sull’altare e altre fessure. I danni precedenti al terremoto non sono stati presi in considerazione (sic!) quindi, secondo la Protezione Civile per aprire la chiesa sarebbe bastato un minimo intervento di stuccatura. Tale conclusione, paragonata al nascondere una malattia senza curarla, non è stata ritenuta soddisfacente dal Vescovo poiché, se sarebbe accaduto un altro sisma, il tetto probabilmente non avrebbe retto. Essendo la chiesa coperta da assicurazione la Diocesi ha chiesto ai propri periti di rifare una perizia più approfondita trovando un accordo con la compagnia assicurativa per un rimborso di 193.583,71 euro che saranno utilizzati esclusivamente per la riapertura della chiesa.

La scelta della Diocesi inizialmente è sembrata piuttosto titubante: meglio attendere che lo Stato attui il decreto con finanziamenti fermi ormai da due anni? Oppure usare i soldi dell’assicurazione, mettere in sicurezza la chiesa e riaprirla seppur con qualche penalizzazione estetica?

La Diocesi opterebbe di avvalersi del rimborso assicurativo e lavorare su un proprio progetto basato su un sistema ben calcolato di tirature anche se passerà molto tempo prima di soddisfare le inflessibili richieste della Soprintendenza fino a completa approvazione.

“Eccellenza su questo deve essere meno francescano” interviene il Sindaco Francesco Fiordomo “In quel tavolo ogni tanto bisogna farsi rispettare”.

Fiordomo ha ricordato che in 10 anni del suo mandato di sindaco sono cambiati ben 5 soprintendenti. Riconosce quindi la difficoltà di rapportarsi con l’ente, ma incoraggia il Vescovo consigliando di riscuotere la polizza assicurativa e seguire la stessa strada che ha usato il Comune per aprire le chiese di proprietà, San Vito e San Francesco e il Palazzo Comunale.

“Lo dico molto umilmente e rispettoso dell’autonomia della Diocesi, inoltre sono qui come ospite, ma in due anni non è stato sbloccato nessun finanziamento tranne quelli per le scuole. Considerando il fatto che la chiesa si trova al 102 esimo posto, consiglierei di andare avanti da soli.”

Quanto tempo ci vorrà prima di rientrare in chiesa non è dato sapere. Tuttavia come Comitato cercheremo di monitorare puntualmente lo sviluppo del progetto e le tempistiche di realizzazione affinché si recuperiquanto prima ciò che per la comunità, laica o cristiana che sia, resta un simbolo di unità e punto di riferimento.