ANCONA -  A partire dal 31 maggio 2018 dovrebbe essere avviata la restituzione delle imposte rimaste sospese durante l’emergenza sisma. Si utilizza appositamente il foto bugamellicondizionale poiché – a dispetto della Risoluzione n. 19/E/2018 del 6 marzo 2018 con la quale l’Agenzia delle Entrate fornisce le istruzioni operative dando per scontato che sussista un obbligo attuale di restituzione – dal tessuto normativo emergono lacune e contraddizioni in forza delle quali si potrebbe escludere in capo ai dipendenti e pensionati una disposizione cogente in tal senso. A ciò si aggiungono alcuni possibili profili di incostituzionalità, a livello di tecnica legislativa nonché in relazione al diverso trattamento riservato ai terremotati umbri nel 1997 e aquilani nel 2009, i quali hanno beneficiato della cancellazione del 60% dei debiti fiscali potendo restituire il residuo in ben dieci anni.

I principali sindacati, in particolare la Cisl, hanno espresso preoccupazione sul tema:
a) lamentando una notevole incertezza in ordine alle modalità di restituzione delle ritenute sospese
b) chiedendo l’allungamento del termine di restituzione da due a cinque anni
c) evidenziando l’opportunità di rinviare l’avvio del pagamento a fine anno

Su tale posizione, deve osservarsi da una prospettiva squisitamente tecnica che:

a) le incertezze in ordine alla restituzione sono piuttosto esigue, giacché il datore di lavoro comunica al dipendente l’ammontare delle ritenute non effettuate, che andrà semplicemente diviso in 24 rate e versato tramite modello F24 con indicazione del codice tributo Irpef e delle due annualità coinvolte 2016-2017. Trattasi di un’attività che andrebbe magari svolta con l’assistenza di un consulente o di un CAF, ma che pare piuttosto agevole da compiere. Pertanto le perplessità manifestate dai sindacati sul punto non persuadono del tutto.

b) in merito all’obiettivo finale di ottenere una dilazione in cinque anni, essa non sana la sperequazione con i terremotati del 1997 e del 2009 che hanno beneficiato di un termine doppio e di una falcidia del 60%. Dunque non si ritiene che la soluzione ambita dai sindacati possa ritenersi pienamente soddisfacente ed in linea con i principi di pari dignità ed uguaglianza sanciti dalla Costituzione.

c) per quanto riguarda il provvedimento ponte che sposti l’avvio della restituzione a fine anno, una simile proroga rischia di essere controproducente e di sanare le lacunosità oggi ravvisabili nella normativa, con il perverso effetto di sterilizzare eventuali linee difensive che i contribuenti interessati potrebbero percorrere al fine di sottrarsi (per ora) al pagamento facendo valere quella plausibile teoria per cui il termine del 31/05/2018 non sarebbe applicabile a dipendenti e pensionati.