Di Nazareno Marconi, Vescovo diocesano

MACERATA - Vorrei riferire alla comunità cristiana del mio incontro con i candidati Sindaco di Macerata. La parola Vescovo significa “colui che guarda dall’alto” e perciò dovrebbe anche essere “colui che guarda lontano”, quindi il Vescovo a servizio alla comunità credente deve guardare tutta la realtà, per cercare di comprenderla e magari di anticiparne l’evoluzione. Ritengo perciò di aver esercitato semplicemente il mio compito attraverso questi incontri, che si sono rivelati positivi e cordiali.

Oltre ai candidati ho salutato il nuovo Prefetto Flavio Ferdani con il quale sono certo continuerà la bella collaborazione istituzionale che c’è stata con i suoi predecessori. Il Prefetto, che proviene da un servizio impegnativo come viceprefetto di Pavia, dove ha collaborato proficuamente anche con la Chiesa locale e i suoi vescovi, ha ribadito la convinzione dell’importanza che tutte le forze vive di una città si confrontino schiettamente per il bene dei cittadini, in particolare per la tutela e la difesa dei più fragili. A lui ho espresso a nome della comunità ecclesiale locale le felicitazioni sincere e un caloroso benvenuto nella nostra bella città.

In riferimento all’incontro con i candidati sindaci vorrei mettere in guardia tutti gli uomini di buona volontà da alcune idee molto diffuse che però ritengo pericolose. Le enuncio con delle nazzareno marconifrasi così tanto ripetute che molti le accolgono senza chiedersi se siano vere e se magari nascondano un imbroglio.

«La politica è una cosa sporca». Questa frase è opposta alla frase di un grande santo contemporaneo, san Paolo VI, che disse: «la politica è la più alta forma di carità». Infatti spiegava che: «se è carità dare un bicchiere d’acqua a chi ha sete, costruire un acquedotto che disseta una città è una carità ancora più grande». Dietro l’idea che la politica sia sporca si nasconde l’assoluzione di chi la fa male e l’invito alle brave persone di tenersene alla larga. Così il male dilaga e si auto-assolve.

Sulla scorta di questi incontri vorrei invece contribuire a svelenire il clima che si sta creando in città: nessuno dei candidati mi è sembrato una cattiva persona che si prepari a fare un “lavoro sporco”. Anzi sono convinto che ciascuno di loro, in buona fede, spera di fare il bene di questa città e ha il desiderio sincero di mettersi a servizio di questo obiettivo. Tutti per ora hanno espresso l’impegno di dialogare in futuro con le forze vive della città, per essere aiutati a trovare soluzioni buone e condivise. Tutti mi sono sembrati ben coscienti di alcuni problemi cruciali: il lavoro soprattutto per i giovani, il necessario legame tra la città ed il territorio, la promozione delle intelligenze ed energie migliori senza clientelismi, la cura dei più deboli con una amministrazione attenta e non trionfalistica delle risorse. Le ricette che propongono sono ovviamente diversificate, ma non opposte, non ho trovato persone con idee estremistiche e preoccupanti.

«La fede è una cosa intima: non deve riguardare né la politica né gli affari». È un’altra frase tanto diffusa quanto pericolosa, perché di fatto impedisce che la fede sia elemento di unione tra le persone. La forza dei deboli e degli ultimi è solo nella loro unione e se si toglie la fede come collante sociale si facilita il dominio dei potenti e dei prepotenti. Già i latini insegnavano agli imperatori questo motto: «Tieni tutti divisi e potrai comandare come vuoi». Poi la fede cristiana, la forza del Vangelo e dei Comandamenti, fondando su basi solide l’etica civile, possono alimentare una critica preziosa alle storture del mondo politico ed economico. Al mondo della politica e degli affari è giusto e buono ricordare che le parole della fede valgono anche per loro: non uccidere, non rubare, non dire il falso, onora e difendi chi è debole, tutela la vita della famiglia, garantisci il lavoro ed il riposo. Per ricordare tutto questo indico una mia paginetta su: “I comandamenti della buona politica”, sintesi di una conferenza di due anni fa, qui linkata dal sito della Diocesi.

Mia nonna era una contadina con la terza elementare, ma aveva la sapienza di don Camillo e Peppone messi assieme e mi ha insegnato: «La politica è come la cucina. Non basta che sia buona la pietanza, ma è importante che sia buono anche il contorno, altrimenti tutto diventa indigesto». Per questo mi sento di dare questo consiglio agli elettori: con tutta libertà e responsabilità di coscienza scegliete guardando al Candidato, valutando bene il Programma che presenta, ma date anche uno sguardo attento al “Contorno”, perché qualche mese dopo le elezioni non vi troviate con qualche boccone indigesto.