ANCONA – La pandemia mette a dura prova l’artigianato con dipendenti delle Marche. Nel secondo semestre del 2020 le condizioni di imprese e lavoratori del settore peggiorano rispetto al semestre precedente ed ancor più nel confronto con lo stesso periodo del 2019. Poco rosee anche le previsioni per la prima metà del 2021 che tuttavia segna una lieve ripresa, ma non tale da tornare ai livelli pre Covid. È quanto emerge dal consueto rapporto dell’Osservatorio regionale dell’Ente bilaterale artigianato Marche (Ebam), condotto su un campione di 600 imprese iscritte all’Ente.

ANALISI IMPRESE. È l’artigianato dei servizi ad essere in maggiore difficoltà, ha commentato Giovanni Dini, Centro studi sistema Cna Marche. La condizione di peggioramento rispetto al primo semestre 2020 sfiora la metà dei casi (47,7%). I servizi alla persona quelli più duramente colpiti: oltre il 73% delle imprese registra una diminuzione dell’attività. Ristorazione e riparazione veicoli sono i due settori che seguono per diffusione dei casi di peggioramento (52,4% e 41,5%, rispettivamente). Tra le manifatture, la congiuntura è favorevole solo per le lavorazioni metalliche e dei prodotti diversi dai macchinari, dove il 23% delle imprese registra un miglioramento dell’attività produttiva. Male i settori calzature-pelletterie e legno-mobile (rispettivamente: - 59,7% e – 53,3% di attività).
Quadro poco confortante anche nell’analisi tendenziale ottenuta ponendo a confronto il secondo semestre 2020 con lo stesso dell’anno prima. Si registra un ancor più deciso deterioramento. La quota delle imprese in peggioramento supera il 56% nel complesso e sfiora il 64% dei casi per le imprese dei servizi, arrivando al 94,4% nei servizi alla persona.
Sul fronte degli investimenti, caduta generalizzata: dal 24,7% del secondo semestre 2019 si passa al 7% del secondo semestre 2020. «Il 2020 purtroppo sarà ricordato come uno degli anni peggiori della storia per l’artigianato a causa della pandemia che ha inferto un colpo durissimo alle imprese che sono state per buona parte dell’anno chiuse o che hanno lavorato a ritmi ridotti. L’estate aveva ridato qualche speranza, ma poi l’autunno ha ripresentato una situazione difficile – ha affermato Luciano Ramadori, presidente Ebam –. Siamo rimasti sempre al fianco delle imprese e dei lavoratori per dare loro il nostro sostegno ed i nostri servizi. I segnali di ripresa del 2021 sono timidi, ma già la rilevazione di luglio, sulle prospettive del secondo semestre di quest’anno, potrebbe raccogliere qualche spinta positiva anche tenendo conto del Piano nazionale di ripresa e resilienza che speriamo metta al centro le riforme che gli imprenditori si aspettano».EBAM

ANALISI LAVORO. L’andamento dell’attività produttiva si riflette anche sui lavoratori e sul ricorso agli ammortizzatori sociali. In generale restano stabili le ore lavorate, ma si registra un crollo del 50% per il tessile-abbigliamento e del 75% per i servizi alla persona. Negativo anche il saldo tra ingressi e uscite di addetti (-7 unità). Resta bassa la diffusione del lavoro straordinario (10,9%). A pesare sono state anche le chiusure dovute al lockdown, come ha spiegato Elisa Marchetti di Ires-Cgil Marche. Dalle informazioni raccolte attraverso i questionari emerge che il 72,8% del campione di imprese ha effettuato periodi di chiusura. Il 50,9% delle imprese ha richiesto l’accesso alle risorse di Fondo di solidarietà della bilateralità artigiana (Fsba) per il secondo semestre 2020. Si va dal 94,1% del tessile e abbigliamento all’85,2% delle lavorazioni metalliche fino al 9,1% nel legno e mobile. Per quanto riguarda i servizi, la quota di chi ha richiesto l’accesso al Fondo è dell’89,9% nei servizi alla persona, del 75% in altri servizi, del 41,8% nei trasporti e del 5,0% nella ristorazione. Per il 70,8% delle aziende la richiesta degli ammortizzatori sociali ha riguardato tutti i lavoratori dipendenti. Analizzando i dati, il vice presidente dell’Ebam, Giuseppe Santarelli, ha sottolineato: «Dal rapporto si evince quanto sia stato massiccio il ricorso agli ammortizzatori sociali. Se questo da un lato ha consentito ai lavoratori di reggere il colpo ed ha messo in luce l’importanza dell’Ente bilaterale, dall’altro si coglie la necessità del sostegno all’artigianato affinché il settore possa superare la crisi e ripartire con slancio garantendo l’occupazione».

PREVISIONI. Per la prima metà del 2021 le previsioni sono ancora orientate al permanere di una situazione assai difficile, caratterizzata dal netto prevalere dei casi di peggioramento (29,2%) rispetto a quelli di miglioramento (11,2%),squilibrio ancora più marcato per i servizi (31,5% contro 11,9%) e di poco meno severo per le manifatture (27,7% contro 10,7%). Solo per macchine e attrezzature le previsioni di miglioramento (20% delle imprese) superano quelle di peggioramento (17,8%). Il pessimismo domina anche nelle previsioni di investimento, che registrano al 5,2% la diffusione di investimenti nel primo semestre 2021. L’unica eccezione è data dal settore delle lavorazioni metalliche e dei prodotti in metallo, dove oltre un quinto delle imprese ha in programma investimenti. «Le prospettive sono ancora incerte – ha sottolineato la direttrice Ebam, Cinzia Marincioni –, ma ci sono grandi aspettative sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato pochi giorni fa, dal quale ci si attende una robusta ripresa del Pil e dell’occupazione». Non solo il Pnrr, l’assessore regionale al Lavoro, Stefano Aguzzi, intervenuto al convegno, ha menzionato gli interventi regionali a favore delle imprese e dei lavoratori.

QUADRO DI RIFERIMENTO. Le Marche sono la prima regione artigiana d’Italia, al primo posto per incidenza dell’artigianato sul totale delle imprese attive con il 31,1% a fronte del 24% in Italia, ha illustrato nel suo intervento Paola Mengarelli, Ufficio studi Confartigianato Imprese Marche. È il peso della componente artigiana sulle imprese attive con dipendenti a conferire tale leadership: sono 44.855 le imprese attive con dipendenti e di queste ben 16.638 sono artigiane, ovvero il 37,1% rispetto alla media nazionale del 26,5%. Sono 11.991 le imprese aderenti all’Ebam nel 2020 (escluse le imprese edili), di dimensione media pari a 5 lavoratori per impresa, distribuite in particolare nei settori Meccanica (34,8%), Servizi alla persona (16,6%), Moda (13,3%), Alimentaristi (13%). I dipendenti delle imprese artigiane aderenti all’Ente bilaterale nel periodo di competenza considerato sono 60.334. Le imprese della Meccanica ne assorbono il 34,9%, della Moda il 17,7%, degli Alimentaristi il 13%, dei Servizi alla persona il 9,6%.