di Giorgia Latini, assessore all'istruzione Regione Marche

ANCONA - Di recente il Ministero dell’Istruzione ha emesso una circolare con l'obiettivo di "favorire e costruire una scuola aperta e inclusiva, che valorizzi le singole individualità e educhi alla cultura del rispetto per prevenire e contrastare ogni forma di violenza e discriminazione".

Poche righe più avanti, in occasione della "Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, nonché contro ogni forma di atteggiamento pregiudiziale basato sull’orientamento sessuale", il 17 maggio, si invitano "docenti LATINIgendere scuole di ogni grado, nell’ambito della propria autonomia didattica ed organizzativa a creare occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi legati alle discriminazioni, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nell’ambito dei principi nazionali e internazionali".

Il timore fondato di tante famiglie, condiviso dalla Lega e dal Sottosegretario Rossano Sasso, è che dietro la lotta contro le discriminazioni si nasconda in realtà la volontà di propagandare la teoria gender tra bambini e ragazzi. Un timore condiviso da tutti coloro che non vogliono vedere introdotti tra i banchi, surrettiziamente, i principi contenuti nel ddl Zan, peraltro già bocciato in Parlamento.

La vera discriminata, da parte di chi vuole imporre la propria ideologia agli studenti, è la famiglia. Non risulta (spero di sbagliarmi) la stessa solerzia in occasione della Giornata Internazionale della famiglia, non risultano richieste agli insegnanti di approfondire il tema. Evidentemente queste ricorrenze vengono evidenziate soltanto quando vanno d'accordo con certe impostazioni ideologiche.

Bisogna però ricordare, visto che la Costituzione è spesso citata come fosse un bancomat da cui prelevare solo ciò che serve, che l'articolo 29, che non risulta abrogato, "riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio".

Chiediamo pertanto al Ministero di ritirare la circolare. All'Ufficio scolastico regionale e ai dirigenti scolastici invece di vigilare affinché la lotta alle discriminazioni non diventi il modo di certa malapolitica di introdurre attraverso canali extraparlamentari ciò che non si è riusciti ad approvare in maniera democratica. Questo tra l'altro violerebbe il consenso informato e la libertà educativa dei genitori. Questo non possiamo permetterlo a nessuno!