ANCONA - Si è concluso, dopo tre anni di sperimentazioni in campo, il progetto Agribiocons. Un progetto cofinanziato dalla Regione Marche che ha avuto come partner un parterre composto da Arca Srl Benefit, la Società Agricola Biologica Fileni Srl, l’impresa Loccioni, la Società Agricola Agri Blu di Zingaretti e Soci SS e l’Università Politecnica delle Marche.

Dopo l’open day dello scorso giugno con la visita ai campi dimostrativi, durante il convegno odierno (7 dicembre) organizzato a Falconara all’Hotel Touring sono stati presentati i risultati finali e il lavoro svolto che si è sviluppato nei terreni di Falconara, Serra De’ Conti, Serra San Quirico, Arcevia, Jesi, Apiro e Cingoli.

«Questi tre anni di Agribiocons sono stati entusiasmanti, un’ottima esperienza confermata anche dall’alto livello del convegno finale - afferma Bruno Garbini, Presidente di Arca Srl Benefit, società fondata insieme a Giovanni Fileni ed Enrico Loccioni – Con tre anni di sperimentazioni in campo abbiamo scritto un importante capitolo per l’agricoltura bio conservativa e bio rigenerativa nelle Marche, e da qui partiranno nuovi progetti di sviluppo. Arca Srl Benefit continuerà ad essere impegnata in questo tipo di agricoltura e i prossimi cinque anni saranno dedicati non solo ai seminativi, ma anche all’orticolo, al vigneto, e all’esportazione di ARCA fuori regione nonché, nel prossimo futuro, all’ingresso nel mercato con un paniere di prodotti bio rigenerativi. Un ringraziamento speciale all’Osservatorio Suoli della Regione Marche nella persona di Mauro Tiberi che sin dall’inizio ha fornito un contributo fondamentale al Progetto ARCA, con l’auspicio che si formalizzi una collaborazione per nuovi e ambiziosi obbiettivi la gestione e la rigenerazione del suolo».

Capofila del progetto è la Società Agricola Biologica Fileni Srl. «La sostenibilità è parte integrante del nostro purpose e la scelta di sostenere il progetto Agribiocons è una ulteriore conferma di quanto teniamo a rendere concreti i nostri impegni lungo tutte le fasi della filiera - sottolinea Massimo Fileni vicepresidente del gruppo Fileni, leader in Italia nel settore delle proteine biologiche - L'agricoltura bio-rigenerativa rappresenta per noi un faro che deve guidare le nostre scelte strategiche e di sviluppo, nella consapevolezza che, come impresa che opera sul territorio (ma anche sul terreno), abbiamo una grande responsabilità verso l'ambiente e le generazioni future. Voglio inoltre ringraziare pubblicamente tutto il team che in Fileni si occupa di agricoltura con passione e dedizione: senza il loro impegno quotidiano non sarebbe stato possibile raggiungere i traguardi che celebriamo oggi né lanciare nuove, essenziali, sfide per il futuro».

Il progetto Agribiocons «è nato nel 2019 con l’obiettivo di mitigare il degrado dei suoli marchigiani – spiega Alessandro Tramontano, referente del Gruppo Operativo Agribiocons - tramite il trasferimento e l’adattamento del modello agricolo bio-conservativo rigenerativo nei sistemi colturali marchigiani».

Agribiocons è stato cofinanziato dalla Regione Marche (Bando “Sostegno alla creazione e al funzionamento di Gruppi Operativi del PEI – Sottomisura 16.1 Azione 2” Annualità 2017 – PSR Marche 2014/2020). «Grazie al progetto Agribicons la Regione ha attivato i contributi rivolti agli agricoltori che vorranno applicare le minime lavorazioni e l’utilizzazione delle cover crops», ha annunciato Silvia Fiorani del Servizio Politiche Agroalimentari Regione Marche.

Durante il convegno hanno portato la loro testimonianza tre dei setti agricoltori che hanno partecipato al progetto Agribiocons sottolineando il grande beneficio ottenuto ai loro suoli applicando le tecniche di agricoltura bio conservativa.

I RISULTATI

Durante la sperimentazione le pratiche agricole biologico conservative sono state messe in atto dall’agronomo Arca Simone Tiberi, attraverso il principio della diversificazione culturale, consociazioni colturali, la minima lavorazione e le cover crops.

Le considerazioni finali «fanno emergere che le rese colturali tra regime biologico e regime bio-rigenerativo sono equiparabili con evidenti benefici agroambientali grazie alle cover crops. I risultati hanno mostrato anche che attualmente i costi sostenuti dagli agricoltori sono maggiori ma – ha sottolineato l’agronomo Tiberi – possono essere abbassati grazie a migliori tecniche di coltivazione delle cover crops».

Aspetto importante di Agribiocons è stato rappresentato dalle colture consociate seguite da Stefano Tavoletti, professore di Genetica Agraria di Univpm. Mentre il monitoraggio delle sperimentazioni è stato curato dal Gruppo di Pedologia dell’Università Politecnica delle Marche, con la prof.ssa Stefania Cocco e la dott.ssa Dominique Serrani. Il Gruppo di ricerca ha studiato e monitorato le caratteristiche morfologiche e fisico-chimiche dei suoli sottoposti alle pratiche biologiche (BIO) e biologico conservative (BIO+), con l’obiettivo di valutare l’effetto di tali gestioni: «Sono stati riscontrati risultati positivi in merito all’erosione del suolo grazie all’applicazione delle cover crops, mentre per quanto riguardo il miglioramento della qualità del suolo i risultati ottenuti hanno mostrato un andamento disomogeneo dovuto in parte alla variabilità dei siti e delle operazioni colturali, in parte alla scarsità dei dati in termini spaziali e temporali».

GLI OSPITI

Ospite del convegno è stato Angelo Frascarelli presidente ISMEA che ha incentrato l’intervento sull’analisi del mercato del biologico in Italia e in Europa affermando che la coltura bio rigenerativa va oltre quella biologica e per questo motivo potrebbe contribuire a rivitalizzare il mercato del biologico attualmente in discesa. Altra ospite intervenuta è stata Sara Roversi imprenditrice e presidentessa Future Food Institute, la quale ha puntato l’attenzione sulla consapevolezza post guerra che è maturata nei cittadini sul tema alimentazione ed ha posto l’accento tra la correlazione tra suolo e cibo.