RECANATI – All’occhio poco attento o ad un lettore superficiale di Leopardi può apparire “distante” quel piccolo mondo che San Leopardo racchiude e che meriterebbe miglior sorte dell’attuale diventando un fruibile itinerario leopardiano.beccaSL

La Villa di San Leopardo della famiglia Leopardi, un angolo suggestivo, ha subito i duri colpi del terremoto e necessita di interventi importanti ed onerosi. Se qui la natura ha fatto sentire la sua forza, poco distante la chiesa di San Leopardo, di proprietà della Diocesi, e dove in una cripta riposano diversi Leopardi, il disinteresse di chi è preposto ha amplificato lo stato di inagibilità decretato nel 2010..

Sui cedimenti dovuti ad un terreno malfermo non si è intervenuti, il terremoto ha fatto il resto e la chiesa non solo è inagibile, ma presenta punti pericolosissimi non adeguatamente protetti.

La vegetazione che prolifera sulle sofferte mura, cela una serie di fessurazioni non di poco conto.

L’affresco del Biagetti sul rosone (una Madonna con bambino) risulta sofferente e non è dato sapere come sia lo stato interno della chiesa anch’esso affrescato.

All’interno della cripta usata dalla famiglia Leopardi vi sono almeno una decina di sepolture

Il dott. Sergio Beccacece, direttore del corso di personaggi e storia dell’Università di Istruzione Permanente, incontrando gli organi d’informazione sul posto, accompagnato da Carmela Palmas, profonda conoscitrice dell’ambiente leopardiano, e dalla prof.ssa Carla Moretti che aveva curato un lavoro di itinerari tra le ville nobili di campagna, ha lanciato un appello affinchè tutta l’area venga definita una sorta di parco leopardiano e, ognuno per le sue competenze, sostenga il restauro della villa (qui potrebbe anche intervenire la Sovrintentenza sostenendo il privato) e della chiesa (l’8x1000).

Quella che una volta era la Contea di San Leopardo, istituita del 1726, ha una forte valenza con Giacomo giovinetto: Leopardi ne fa riferimento nei suoi ricordi d’infanzia e adolescenza quando scrive per esempio “ … combattendo a San Leopardo coi bastoni dandoci nomi omerico”, oppure quando annota “ … tornando da San Leopardo a piedi con Carlo ..”.

Ma secondo alcuni critici riferimenti a San Leopardo possono essere trovati nell’elogio agli uccelli o nell’idillio della luna.

Senza dimenticare la descrizione della vita alle prime luci del giorno nella attigua casa colonica alla villa ne La vita Solitaria. E poi quei riferimenti (suffragato successivamente dallo Spezioli) del lago, chiamato “maretto” stante la sua grandezza, con tanto di barchetta, un tempo dietro dove oggi sorge la Fratelli Guzzini.

Poco distante la tomba solitaria di Carlo Leopardi con la villa a suo tempo usata.

Una vasta area, anche paesaggisticamente attraente che merita tornare ad essere un luogo vissuto della memoria leopardiana.

rosone Biagetti

cediSLcristi

crolloSL

fuori sesto

casa colo san leopardo

Villa San Leopardo 1

stalla SLmausoleSL