nota di Mariano Calamita candidato sindaco

APPIGNANO- Alla luce delle dichiarazioni pervenute a mezzo stampa da parte dell’Inrca di Ancona, si tiene a precisare che, nella più volte richiamata riunione del 6 Marzo u.s. tra la Dirigenza Inrca, il Presidente della Fondazione Falconi e il Sindaco del Comune di Appignano, l’Inrca provvide a comunicare ufficialmente alle parti coinvolte la richiesta dell’AST di Macerata nei confronti dell’Inrca, di liberare i locali di proprietà AST utilizzati dal servizio riabilitativo Inrca, e prospettò quindi la soluzione di ricollocare la gestione della RSR presso la Villa Falconi di Appignano, con la conseguente necessità di spostare gli ospiti della Casa di riposo attualmente presenti.

Tuttavia diversamente da quanto emerso nella riunione del 06 Marzo, come del resto anche scritto nel verbale redatto e sottoscritto dalle parti presenti, in cui viene riportato: “…convengono sulla necessità di addivenire ad un accordo….”, l’INRCA di fatto nulla concertò ne tanto meno condivise, né con le parti né con i familiari degli ospiti, né tanto meno con le persone che ivi lavorano a vario titolo, in particolare quelle non alle dipendenze dell’istituto Anconetano.

Come già detto nei precedenti comunicati il Sindaco di Appignano e il Presidente della Fondazione hanno sin da subito manifestato le perplessità già note, rivolte al futuro degli ospiti della Casa di Riposo, ai loro familiari e ai lavoratori impiegati, anticipando già in quell’occasione alcune contro-proposte contenenti condizioni imprescindibili poi formalizzate nei giorni a venire.Calamita Mariano2

Oltre tutto si rimarca come alcuni comunicati stampa, usciti nei giorni immediatamente seguenti all’incontro del 06 Marzo (addirittura ancora prima che venisse prodotto il verbale dell’incontro stesso), da parte di esponenti politici Regionali e Provinciali, in maniera del tutto imprudente, dessero già notizia del trasferimento dando per scontato l’accordo fra le parti, quasi come se tutta la manovra fosse già stata studiata, pianificata e soprattutto condivisa da tempo con tutte le parti.

Quello che si contesta principalmente è che il tutto doveva essere gestito, con le dovute accortezze, già in una fase precedente, concertando davvero, fin da subito, con la Fondazione Falconi e con il Comune di Appignano (in quanto responsabile dei servizi alla persona) senza ingerenze politiche esterne per addivenire ad una soluzione pianificata che potesse garantire la continuità assistenziale degli ospiti e che potesse consentire un’adeguata sistemazione del servizio riabilitativo. Al contrario, e per l’ennesima volta, la Fondazione e il Comune sono stati portati a conoscenza di decisioni già prese e avvisati solo nella fase conclusiva, peraltro “pressati” dall’urgenza e ristrettezza temporale delle azioni, che a guardar bene cela la spinta di una propaganda politica personalistica a discapito di famiglie, di Ospiti e di lavoratori per i quali invece era assolutamente necessaria la pianificazione e la concertazione delle azioni con i dovuti tempi e le dovute modalità. Appare indubbio che certe questioni non possono essere trattate e gestite con tali superficialità, non possono essere oggetto di valutazioni prese dall’oggi al domani, bensì debbono essere attentamente e previamente valutate e concordate con tutte le parti coinvolte!

Forte è dunque l’amaro in bocca e non vi è di certo da meravigliarsi della posizione assunta dal comitato dei familiari. E ancora maggiore è il rammarico per la totale inerzia dell’INRCA da un punto di vista della ricostruzione del vecchio presidio di Appignano, nonché per l’incapacità (o mancanza di volontà) di riorganizzarsi di fronte alle negative vicende legate al fallimento di una delle società della RTI aggiudicatrice dell’appalto di ricostruzione.

A tal proposito, non possiamo non evidenziare che l’inerzia (o mancanza di volontà) dell’INRCA a ricostruire il presidio di Appignano è aggravata anche dal fatto che – come già detto nei precedenti comunicati – in data 13/10/2023, nell’incontro a porte chiuse che si svolse tra la Regione Marche e l’Inrca, di cui se ne ebbe notizia solo qualche tempo dopo a seguito peraltro di un accesso agli atti eseguito sia dalla Fondazione che dal Comune, venne decisa la revoca del finanziamento regionale di € 3.000.000 verso l’INRCA stessa per la ricostruzione della struttura socio-sanitaria in Appignano, ma non solo, sempre in detta sede i vertici dirigenziali INRCA addirittura concordarono con la Regione Marche anche nel dare avvio, verso il Ministero della salute, alla procedura di revoca degli ulteriori fondi pari ad € 3.596.996,07 stanziati all’epoca per la “Realizzazione nuovo edificio da destinarsi a RSA INRCA Appignano, necessaria alla successiva riprogrammazione delle risorse”.

Se l’ Inrca avesse mantenuto l’impegno assunto di riqualificare prima e di ricostruire, dopo la demolizione, il presidio di Appignano poi, oggi non ci saremmo trovati in questa difficile situazione perchè la struttura ricostruita avrebbe permesso di ospitare sia la riabilitazione, sia le persone auto sufficienti sia quelle non auto sufficienti.

Alla luce di ciò, come già scritto più volte all’INRCA, ci auguriamo che in tempi brevissimi l’Istituto voglia nuovamente incontrarsi per coordinare e collaborare al fine di addivenire ad una soluzione che possa tutelare i diritti di tutti i soggetti coinvolti e garantire per Appignano il permanere di servizi socio-sanitari, che rappresentano invece un dovere nei confronti della nostra comunità, possibile solo attraverso azioni lungimiranti e programmate in condivisione.