di Gioacchino Di Martino

PORTO RECANATI - Non so se nella famosa serata in cui è andato in onda il “Luminoso Nervi Show” il filmato sia stato introdotto dal fatidico rullo di tamburi o se invece sia stato semplicemente sparato, in modo vigliacco, e senza alcun preavviso all’attenzione del pubblico convenuto all’Arena Gigli per assistere a ben altro spettacolo.

So invece, per certo, che l’iniziativa ha messo in luce qualcosa che ancora una volta non corrisponde appieno alla realtà.

Per mesi si è cercato di accreditare che la spesa di centoventimila euro fosse giustificata dalla realizzazione di una illuminazione artistica che avrebbe valorizzato un’opera che sarebbe diventata il simbolo della Riviera del Conero.222666542 10223317319619180 7291100050398048362 n

Per mesi sono state fatte circolare foto in cui i giochi di luce conferivano alla struttura, alquanto mal conservata, quella leggerezza che, se confermata nella realtà, certamente avrebbe messo in seria difficoltà noi tutti che di questa illuminazione abbiamo da sempre contestato l’utilità.

Forse avrebbero trovato giustificazione anche tutti quegli innumerevoli svarioni amministrativi che hanno portato ad annullare delibere di giunta e determine dirigenziali che hanno contribuito a diffondere attorno a questa illuminazione tanto buio.

Un buio che ha messo in luce una macchina amministrativa non sempre perfettamente funzionante e certamente poco incline a mettere a disposizione atti e documentazione idonea a fornire una informazione corretta e veritiera.

Ormai l’unica cosa che resta da fare è prendere atto, ancora una volta, che chi amministra la cosa pubblica in questa città ha un suo proprio modo di intendere la partecipazione e la condivisione di progettualità per il futuro della città. Lo sperpero dei centoventimila euro per l’illuminazione ed i novantamila per gli inutili rattoppi sono solo l’ultimo atto di una gestione quinquennale caratterizzata da annunci roboanti e ripetitivi di realizzazioni di opere realizzate da altri enti e da promesse, difficilmente onorabili, di opere improbabili puntualmente fatte uscire dal cassetto alla vigilia delle elezioni con altrettanti identikit di illuminati imprenditori vogliosi di investire a Porto Recanati.

Ma a questo giro forse si è voluto strafare e l’illuminazione da centoventimila euro è riuscita ad illuminare anche ciò che per anni si è cercato di tenere al buio. La tracotanza fatta sistema e l’illusione di essere vera maggioranza nella città.

Due cose che tenute assieme dalla vanità dell’apparire hanno prodotto quel corto circuito tra potere e sudditi manifestatosi con quelle sia pure brevi e limitate espressioni di dissenso che fino ad allora si sono manifestate solo quando si è cercato di privare la città di un pezzo della sua storia.

L'antica pescheria oggi Kursaal. Allora la reazione dei cittadini forse fu più violenta e la Giunta dovette retrocedere, da quell’ignobile progetto, facendo finta di avanzare. Ma il Kursaal è ancora di proprietà comunale e forse un giorno, varianti permettendo, sarà di nuovo fruibile.

Per l’illuminazione invece le negatività dell’operazione sono state interiorizzate e probabilmente rimangono inespresse per la vergogna di essere additati come la città dove i soldi pubblici vengono spesi solo per soddisfare la vana gloria di alcuni noti che ancora non si sono resi conto che con quella luce tutti hanno realizzato che il Re è Nudo.