RECANATI - Da parte dell’Ispettorato del Lavoro è stato effettuato un sopralluogo al tombino di viale A. Moro dove ha trovato la morte lo speleologo Alfredo Campagnoli sulla cui tragica fine è stato aperto un fascicolo da parte della Procura della Repubblica a carico di due persone con l’accusa di omicidio colposo.

L’inchiesta punta a determinare in che veste Campagnoli era sceso nel tombino dal quale si accede alla rete sotterranea del l’antico acquedotto pontificio, e se su incarico di chi.

Le indagini tendono anche a determinare se occorressero specifiche autorizzazioni per accedere all’acquedotto e chi sia proprietario e responsabile del manufatto, opera sotto la tutela della Sovrintendenza, un tempo nella disponibilità delle Opere Laiche Lauretane che, sembra da qualche anno, lo abbiano ceduto al comune di Loreto. L’ASTEA poi avrebbe la gestione del convogliamento delle acque. Un bel guazzabuglio che pone anche il quesito di come si aprisse quel tombino, con un semplice gancio o servisse un’apposita chiave.

Gli esiti del sopralluogo dell’Ispettorato del Lavoro saranno trasmessi alla Procura.

Da un esame esterno il tombino attualmente non appare sigillato mentre uno degli accessi all’acquedotto pontificio, posto all’interno dell’area del Liceo Scientifico, sul’altro lato della strada, è stato transennato ed interdetto. Un altro accesso, quello da dove spesso si accede per le visite guidate, si trova su un lato alla fine di via Martiri di Spagna e da sempre è chiuso con grata e lucchetto.

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