Di Massimiliano Grufi

RECANATI - Con la L. 30 marzo 2004, n. 92, il Parlamento italiano ha riconosciuto il 10 Febbraio quale "Giorno del Ricordo", con l'obiettivo di conservare e rinnovare la memoria della tragedia che ha colpito gli Istriani, i Fiumani e i Dalmati nel secondo dopoguerra, vittime delle Foibe e costretti all'esodo dalle loro terre. Il cammino percorso in questi anni è stato davvero importante al fine di rendere giustizia agli italiani che furono vittime innocenti - in forme barbariche raccapriccianti - di un moto di odio, vendetta e violenza, che segnò la conclusione sanguinosa della seconda guerra mondiale lungo il confine orientale dell’Italia.

Come ha ricordato il presidente Napolitano un paio di anni fa, è stato necessario partire da un impegno di verità, contro ogni reticenza ideologica o rimozione opportunistica, per poter arrivare ad una possibile riconciliazione. Perché se da un lato è stato necessario rimuovere il ‘gravoso silenzio’ sulle sofferenze degli italiani e sulle brutalità delle più spietate fazioni titine, dall’altro si è dovuto riconoscere che quelle brutalità avevano una origine proprio dalle colpe del fascismo sul quale è stata fatta una severa riflessione. Grazie a questo reciproco riconoscimento tra le autorità pubbliche italiane, slovene e croate, si è tracciato un impegno comune per costruire un'Europa di pace. giorno del ricordo 2015

Ecco perché ha senso ritornare sopra ad ogni ricorrenza del Giorno del Ricordo, non solo per essere vicini a chi visse quella tragedia. Riconciliazione infatti non significa rinuncia alla memoria e alla solidarietà. E’ invece importante che proprio i più i giovani, imparino a conoscere ogni squarcio doloroso della nostra storia di italiani. Solo così potremo rinsaldare la nostra coesione nazionale e al contempo rafforzare la nostra voce in Europa.

Oggi dobbiamo rivedere quegli accadimenti alla luce di un’Europa che ha bisogno di un nuovo impegno da parte dei popoli appartenenti al vecchio continente, se davvero intendiamo costruire un mondo più giusto e solidale oltre che scevro da qualsiasi forma di violenza o guerra.

Si parla spesso dei diritti inviolabili della persona, che esistono a prescindere dagli ordinamenti giuridici e sono riconosciuti dalla costituzione e dai trattati internazionali. Nonostante questo riconoscimento diffuso, ancora oggi nel mondo ci sono violenze atroci che negano l’esistenza umana o comunque violano ogni forma di libera espressione.

Credo fermamente che sia nostro compito lottare per una società più giusta e solidale, recuperando espressioni come ‘comunità’ e ‘condivisione’. Solo sapendo rinunciare a qualcosa per condividere parte di ciò abbiamo con chi non ne ha, potremo ricostituire un senso di giustizia e costruire le condizioni per la pace.