Nota di Antonio Baleani, consigliere comunale Obiettivo Recanati

RECANATI - Il Comune di Recanati per fare cassa ricorre anche alla vendita di una porzione del Colle dell’Infinito, così nel bilancio 2015 senza tenere minimante conto dei nostri suggerimenti, si riconferma la vendita relativa all’area dell’ingresso principale del Colle dell’Infinito, il tutto per riscuotere la cifra di 210.000 euro.

La proprietà comunale in questione è identificabile nella piazzetta antistante l’ingresso del Colle, all’uscita di Porta Nuova dove è collocato il bar Grottino.

Vendendo la piazzetta si assesterebbe l’ennesimo grave e irreversibile colpo al patrimonio umanistico-culturale più importante della città, mutilando il Colle del suo ampio ingresso principale così come originariamente costruito, da cui si accede anche alla “Scalinata Nerina” che porta all’antica via dell’ex convento di S. Stefano e all’ingresso del giardino da ponente di casa Leopardi.

Anziché ricorrere a questa nefasta vendita, il Colle, per diventare degno del suo nome, dovrebbe essere interamente ristrutturato, consolidato e riqualificato diventando il vero biglietto da visita della città, ed essere ripensato come grande progetto innovativo per la creazione di un Parco Letterario Multimediale Emozionale con finanziamenti europei, in cui la modernità si unisca alla cultura per divenire la maggiore attrattiva del visitatore.

complesso imm 02

Così come si presenta oggi il Colle è del tutto identico al progetto eseguito nel ventennio e precisamente nel 1937 in occasione del centenario della morte del Poeta, con la differenza che ora il parco versa nel più totale abbandono, in quanto da allora non vi è stata più eseguita alcuna manutenzione. È visibile a tutti il grave dissesto strutturale dei muri di contenimento e del marciapiede della passeggiata a causa di evidenti frane venutesi a creare sul pendio sotto la strada. La vegetazione, non più curata da anni, ha chiuso completamente la straordinaria veduta panoramica, altro scopo per cui il Colle medesimo fu realizzato, veduta che dà sulla torre del Passero Solitario e su quella del Borgo.

L’ingresso del Colle in vendita è un grave atto di irresponsabilità culturale e di insensibilità verso la città; oggi più che mai è indispensabile che tutto il parco rimanga pubblicamente gestito, perché quella piazzetta risulta anche strategica e funzionale per accogliere i tantissimi giovani delle scolaresche che, scendendo dai molti pullman, invadono quasi tutta la carreggiata stradale. La piazzetta sarebbe indispensabile sia per la sicurezza dei numerosi gitanti, che per evitare i continui ingorghi che si verificano giornalmente fuori Porta Nuova, in modo da agevolare così sia gli arrivi che le partenze.

La piazzetta d’ingresso al Colle, nata ancor prima della ristrutturazione del 1937 (foto allegate), dovrebbe rimanere tale, ed essere recuperata e riqualificata; la nostra proposta è quella di dedicarla al grande Monaldo Leopardi padre del Poeta, erigendo in loco un monumento a lui dedicato, perché per sua espressa volontà nel 1846 fu aperta l’attuale Porta Nuova per creare un nuovo accesso a quello che già allora era il Monte Tabor e che subito dopo prenderà il nome di Colle dell’Infinito.

Corrono altre voci altrettanto allarmanti, secondo cui l’attuale maggioranza vorrebbe costruire un ennesimo nuovo parcheggio a sostegno dell’ex ospedale, aggredendo ancora un altro pezzo di parco posto tra il Centro Nazionale Studi Leopardiani e il medesimo ex ospedale.

Solleviamo un forte grido di allarme a tutte le associazioni nazionali, culturali e ambientaliste e alle persone che hanno a cuore la conservazione di questi luoghi Leopardiani, la cui importanza è stata ribadita da tante importanti personalità, tra cui dalla presidente della Camera Boldrini in occasione della recente visita in città.

La storia:Subito dopo la morte di Giacomo Leopardi avvenuta nel 1837, i recanatesi vollero rendere grande il nome del loro figlio, sia quelli che erano in grado di apprezzare il suo genio, sia quelli, che erano molti, che lo ammiravano per il suo dichiarato patriottismo nel pieno del Risorgimento.

Il primo luogo che fu valorizzato in suo onore fu proprio il Monte Tabor, oggi Colle dell’Infinito, ai recanatesi noto anche come Pincio; per comprendere meglio le trasformazioni avvenute occorre fare una sintesi delle trasformazioni avvenute tra l’800 e il ‘900 nel contesto del rione Montemorello.

Prima del 1846 il rione Montemorello era costituito da due sole porte, la porta detta di Montemorello, allora una delle più importanti e maestose della città, poi demolita interamente nella seconda metà dell’800, che sorgeva all’incrocio di via Montemorello e di via Badaloni, e quella di Porta Pesa, anche questa demolita nello stesso periodo, dove si pagava la gabella del grano macinato al ritorno della strada del Molino. La viabilità principale per le carrozze avveniva nel centro storico, mentre altra viabilità avveniva fuori porta per le strade da levante, tra Porta Montemorello, Porta Pesa -già Porta S. Giacomo-, Porta Marina, Porta S. Filippo, Porta S. Francesco.

Nel 1845, Monaldo Leopardi propose al Gonfaloniere della città Giuseppe Politi, suo amico, di aprire una nuova via di accesso per raggiungere la sommità del Monte Tabor, già a quel tempo riferimento e meta Leopardiana di un certo turismo colto. Per il nuovo accesso occorreva costruire una nuova porta che si affacciasse sul paesaggio dal tanto decantato ponente dei Monti Azzurri; un lavoro impegnativo che si concluse in meno di due anni e che comportò anche la demolizione di alcune abitazioni e creò una nuova e più amplia viabilità che contribuì allo sviluppo della città.

La nuova porta in principio prese nome di Porta Colonna, come il piazzale già cosi denominato, oggi corrispondente a Piazzale Monaldo Leopardi.

L’edificazione della nuova porta nuova urbana di comunicazione eseguita in contrada Monte Taborio comportò l’abbattimento di varie abitazioni. L’opera ammontò a scudi 126,87, di cui l’epigrafe di marmo d’Istria posta sopra l’arcata, attualmente quasi totalmente illeggibile, fu eseguita dal marmorino anconitano Antonio Romanelli per baiocchi 40, la cui scrittura ritrovata insieme alla sue vicende dice:

JOSEPHO POLITO – PAREF. REI MUN.

ANNO CRISTIANO MDCCCXLVI (1846)

PORTA AD VETEREM COLUMNAM APERTA

VIA PER POMERIUM A MORELLANA AD

ROMAN IN AEQUALI CLIVIO HINC

SUBACTO ILLUC ADGESTU FERIATIS CIVIBUS

AD APRICACANDUM PROLATA. ORDINE ET POPULO CTC.

Traduzione:

A Giuseppe Politi, Gonfaloniere municipale,

nell’anno cristiano 1846,

per la porta aperta alla “vecchia Colonna”

nella via per il pomerio(circonvallazione)

dalla zona di Monte Morello a Roma

qui scavato in una pendenza uovale

altrove con un terrapieno

da cittadini volontari

progettata per facilitare l’accesso

L’autorità e il popolo ecc…

Il Colle dell’Infinito già Monte Tabor prima della ristrutturazione del 1937 era ancora un terreno agricolo scosceso e sabbioso con piccoli viottoli percorribili solo a piedi; a nord era coltivato da un contadino di nome Bontempo che abitava la casa colonica ubicata nei pressi del primo piazzale dopo l’ingresso principale, lato Porta Nuova, demolita durante i lavori del ventennio fascista, mentre a sud era posizionata un’altra colonica in cui abitava un certo Cilè, anch’essa demolita dopo la costruzione del Centro Nazionale Studi Leopardiani (foto allegate).

Il Bar il Grottino iniziò la sua attività, esclusivamente estiva, nel 1955, proprio nella piazzetta antistante l’ingresso del Pincio, dove i giovani fidanzati si recavano per avere un fugace momento di intimità e le famiglie iniziarono a passeggiare lungo le mura. Il Grottino nacque non tanto per necessità turistiche, quanto per la voglia di riscatto dei giovani del dopoguerra, che trovavano così occasione di bivaccare insieme fumando una sigaretta. Il nome Grottino non è stato scelto a caso, perché in realtà il piccolo bar era ricavato dalla grotta dei giardini soprastanti, mentre le bevande venivano servite all’aperto.

Nei primi anni 60’ con l’arrivo dei jou-box si scatenò la voglia di ballare il rock and roll, per cui Recanati, con il Grottino, diventò meta di tanti giovani provenienti da tutte le città vicine. Per questo motivo il piccolo locale divenne insufficiente e si dovette costruire un primo piccolo chiosco che, ampliatosi via via nel tempo e fattosi sempre più grande, fece perdere il concetto di luogo sacro della poesia.