RECANATI – Al nono cimento letterario Adrian Bravi ci regala, per la collana “Narrativa e Poesia” la gelosia delle linguedell’Università di Macerata, affronta un tema che per molti scrittori crea un conflitto interno, cioè pensare e scrivere usando una lingua diversa rispetto a quella di nascita.

Ed è il caso di Bravi, nato in Argentina e il cui primo lavoro esce in castillano. Emigrato in Italia dove ora vive e lavora, pubblica i successivi libri in italiano (tutti esauriti anche dopo le ristampe e questo ha fatto di lui un personaggio emergente con presenze in RadioRai e pagine culturali dei quotidiani nazionali).

Il libro sarà presentato a Torino, giovedì 18 maggio, nello spazio Incontri del Lingotto Fiere di Torino.

Dunque che cosa accade in un autore quando decide di abbandonare la sua lingua per scrivere in una diversa dalla propria? Che cosa si perde in questo passaggio e che cosa si acquista? E poi, perché si lascia una lingua per adottarne un’altra?

Sono alcune delle domande sulle quali cerca d’interrogarsi questo libro. Passare da una lingua a un’altra significa porsi di fronte a un rischio.

Nella prefazione si legge che non si tratta di avere più o meno dimestichezza quanto essere nella lingua, imparare a osservare e a interpretare il mondo alla luce di una nuova esperienza. Questo fatto presuppone comunque una rinascita. Tuttavia, possiamo scrivere, pensare e sognare in altre lingue, ma non potremmo mai fare a meno della maternità che la nostra lingua madre rivendica su di noi, perché la maternità di una lingua non ci insegna solo a parlare, ma ci dona uno sguardo e un modo di essere. Parliamo la nostra lingua madre in tante altre lingue.Bravi Adrian

Attraverso una serie di brevi capitoli che stanno tra il racconto autobiografico e il saggio, Adrián N. Bravi si confronta, da una parte, con l’ospitalità che offre la nuova lingua (nel suo caso l’italiano che parla e scrive – racconta – sullo sfondo di una lingua nascosta che ancora gli suggerisce parole e toni che appartengono alla sua infanzia), e dall’altra, con alcuni autori che, per diverse ragioni e vicissitudini, hanno cambiato lingua o hanno riflettuto su questa metamorfosi esistenziale.

Adrián N. Bravi è nato a Buenos Aires e lavora come bibliotecario presso l’Università di Macerata. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo in lingua spagnola, Río Sauce e nel 2004 ha esordito in Italia con Restituiscimi il cappotto. Ha pubblicato con l’editore Nottetempo i romanzi: La pelusa (2007); Sud 1982 (2008); Il riporto (2011); L’albero e la vacca (in coedizione con Feltrinelli, 2013, vincitore del Premio Bergamo) e L’inondazione (2015). Con eum – edizioni dell’Università di Macerata – ha pubblicato nel 2015 l’antologia di racconti Variazioni straniere.

Agile la lettura con temi che non superano le 4/5 paginette di lettura in cui Bravi percorre, riflette e propone ad una più ampia riflessione le sue sensazioni.

Infanzia/Spaesamenti/Le lingue di mia zia/La maternità della lingua 1/La lingua dell’amore/L’ospitalità della lingua/La lingua nemica/La gelosia delle lingue/La mutevolezza della lingua/Senza stile/Il profumo della pantera/Prigionieri del proprio linguaggio/Due racconti: Landolfi e Kosztolányi/Due vecchi bambini/Poetiche del caos/Esilio/Scrivere in un’altra lingua/Falsi amici/L’interferenza/Ogni straniero a modo suo è un traduttore/Casi di autotraduzione/Identità e lingua nazionale/La lingua della morte/La lingua come proprietà/L’abbandono della lingua/La difficoltà di abbandonare la propria lingua/La lingua come difesa/La maternità della lingua 2.