RECANATI – Dopo essersi cimentata sulle sorti delle spoglie di Giacomo Leopardi, ma anche approfondito altri temi, la studiosa leopardiana Loretta Marcon ci propone per le letture colte sotto l’albero una biografia di Paolina Leopardi, la “Pilla” di Giacomo, che tanta parte ebbe nella vita del poeta dell’Infinito.

“Vorrei tanto che Paolina potesse essere conosciuta anche da un pubblico di non specialisti –scrive Loretta Marcon- . Questo è decisamente un libro al femminile: dedicato ad una donna, scritto da una donna, con la prefazione di una donna, con la copertina disegnata da una donna. Chissà cosa avrebbe pensato il fratello Giacomo della sua Pilla e delle sue lettere segrete e amare. L'avrebbe certo amata ancor di più ma soprattutto capita nel suo essere donna”.

Paolina Leopardi fu la terzogenita - dopo Giacomo e Carlo - e unica figlia femmina dei dieci figli del conte Monaldo e di Adelaide Antici.
Fu battezzata nella chiesa recanatese di Santa Maria Morello con il nome di Paolina Francesca Saveria Placida Bilancina Adelaide. Nacque settimina, secondo quanto ella stessa scrisse, perché la madre, "gravida di sette mesi, cadde dalle scale, ed io mi affrettai tosto di uscire fuori per godere di questo bel mondo, di cui ora mi affretterei di uscire, se potessi".
Era “piccola e gracile, aveva capelli bruni e corti, occhi di un azzurro incerto, viso olivastro e rotondetto: era brutta, ma di una gentilezza, di una bontà, che potean farla parere graziosa a chi la conoscesse intimamente. In presenza di estranei, parlava pochissimo, dando loro un'impressione di scarsa cordialità, ma era in realtà molto timida e aveva vissuto troppo lontano dalla società per sapervi stare con disinvoltura: ma nelle circostanze in cui vide sé oggetto di delicate ed amorevoli attenzioni, la sua gratitudine fu profonda e durevole. Non era prodiga della sua amicizia; quando però l'aveva concessa, era fida e sicura”.

Compagna di giochi dei fratelli maggiori, era da loro soprannominata don Paolo perché, essendo sempre vestita di nero e portando i capelli corti, le veniva affidato il personaggio del parroco. Adulta, collaborò col padre nella redazione delle riviste La Voce della Ragione e La Voce della Verità: stava a lei l'incarico di recensire e tradurre articoli dei giornali francesi. Anch'essa, come i fratelli, era sottoposta dai genitori a un regime "reclusorio" in casa Leopardi, all'interno del quale essi erano totalmente schiacciati dal sistema delle vincolanti decisioni genitoriali sulla loro vita.

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