In questi giorni in cui anche a Recanati è iniziato un percorso verso le prossime elezioni, con patti, accordi, nascita di associazioni, lancio di “manifesti” e quant’altro, ci invia una riflessione Gianni Bonfili, sindacalista nazionale della UIL, di area socialista, destinata ad alzare il livello del dibattito fra le forze politiche e spronare i cittadini ad un ritorno come parte attiva nelle stesse.
Di Gianni Bonfili
Il nuovo che non c'è. La semplificazione del nostro sistema politico ultimamente verificatasi ed in via di consolidamento ha provocato la scomparsa di tante forze minori ed un deciso rafforzamento di quelle sopravvissute. Le prime cancellate, le seconde sempre più blindate a
favore delle dirigenze artefici del risultato positivo, sicuramente creano e continueranno a creare problemi di permanenza in servizio e quindi di collocazione per molti soggetti già politicamente attivi ed impegnati. Per tentare di risolvere simili problemi chi ha forza e
volontà ha un percorso obbligato, peraltro alquanto arduo, e ,sia chiaro, del tutto legittimo: creare un nuovo movimento politico. Nella nostra storia recente ci sono precedenti anche ben riusciti, altri meno, ma c'è, più potente di tutti gli altri fattori, il sentimento dilagante
dell'antipolitica, fenomeno di cui sono colpevolmente responsabili al novantanove per cento i partiti scomparsi e quelli sopravvissuti e gran parte dei loro dirigenti.
Dice Guicciardini nei suoi "Ricordi", riferendosi ai cittadini che si impegnano in politica: "...Ma perniziosi sono quelli che appetiscono per fine suo la grandezza, perchè chi la piglia per idolo non freno alcuno, nè di giustizia, nè di onestà, e farebbe uno piano di ogni cosa per condurvisi”.
Nessun dubbio che l'Italia abbia bisogno di uno scossone di prima grandezza sul piano
morale, sociale, economico, culturale, di un nuovo Rinascimento giusto per non allontanarci dal surricordato Guicciardini, ma la domanda è: quale percorso, quali strumenti? Si procede verso nuove formazioni politiche? Con quali nuovi valori? Con quali nuovi programmi? Con vecchi e super sperimentati dirigenti impastati di antica cultura politica? Il nuovo, e Dio sa quanto ne sia grande il bisogno,come si è visto da poco anche con recenti grossi eventi nazionali,può nascere solo da presupposti davvero alternativi, adeguatamente elaborati, approfonditi, assimilati, suscettibili di concreto radicamento, caso contrario si serve minestra riscaldata, continuando a turlupinare il prossimo senza reali cambiamenti per quanto autorevoli possano essere i proponenti.