Nota di Enzo Marangoni della Lega Nord Recanati

marangoni_enzoDall’esame della documentazione disponibile in Comune per ogni cittadino che ne faccia richiesta, risulta che l’Assessore allo Sport e Politiche Giovanili, Grufi Massimiliano, ha presentato formale domanda per essere ammesso al concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di un istruttore direttivo amministrativo “Cat. D”. A seguito di tale domanda, Grufi è stato ufficialmente ammesso al suddetto concorso con successiva “Determinazione dirigenziale” nr. 608 del 28.8.2008 del registro generale del Comune di Recanati.

Va anzitutto evidenziata una stranezza di tale “Determinazione dirigenziale”: i nomi dei 52 concorrenti ammessi (su 56 concorrenti iniziali) sono ordinatamente elencati in ordine alfabetico nell’ allegato “A” di tale Determinazione. L’ordine alfabetico è correttamente redatto in base al cognome per tutti i concorrenti suddetti, con la sola eccezione di Grufi, indicato inspiegabilmente alla lettera “M”, sulla base pertanto del nome di battesimo, anziché alla “G”, prima lettera del suo cognome, come avvenuto invece correttamente per tutti gli altri 51 concorrenti. Sarà sicuramente un errore in buona fede, magari dovuto alla conoscenza personale e all’abituale frequentazione del palazzo comunale da parte di Grufi, che potrebbe aver indotto chi ha redatto il documento o qualcun altro ad inserire nell’elenco il malcapitato assessore iniziando col nome di battesimo, “Massimiliano Grufi”, anziché col cognome, “Grufi Massimiliano”. Chissà perché è stato lui solo, tra i 52 concorrenti ammessi, ad avere ricevuto questo trattamento, diciamo, amichevole e confidenziale! Al riguardo non vogliamo certo scomodare il grande statista Giulio Andreotti quando sostiene che “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina…”. Comunque non è questo il punto poiché il problema è ben più grave ed è il seguente.

Grufi aveva certamente il diritto di presentare la sua candidatura al concorso, come ogni altro cittadino. Questo è però solo l’aspetto strettamente giuridico del problema. Il fatto è che Grufi, sulla base di una precisa responsabilità morale, etica e politica verso la cittadinanza e verso gli altri concorrenti, non avrebbe nemmeno dovuto pensarci a presentare la sua candidatura in un concorso bandito dallo stesso comune dove egli è assessore!

Come ha potuto un politico esperto, seppur giovane, commettere un tale errore? Tanto è vero che, in seguito, Grufi non si è presentato alla prova scritta e quindi, in pratica, ha lasciato decadere la propria candidatura al concorso, concorso ora giunto alle fase conclusiva. Cosa è successo? Grufi si è forse improvvisamente ammalato? Non pare, poiché è stato visto in città da molti cittadini, ogni giorno e sembrava in buona salute! Oppure Grufi non si sentiva preparato per affrontare la prove del concorso? Anche questo è da escludere poichè il tipo di prove del concorso erano a lui ben note al momento della presentazione della domanda in quanto ben specificate nel bando stesso. Inoltre, in quest’ultimo caso, ci chiederemmo come mai abbia presentato la domanda!

In realtà, i “bene informati” dicono che abbia subito forti “pressioni dall’alto” che lo avrebbero convinto a lasciar perdere, cioè a non proseguire nell’iter concorsuale. Ammesso che ciò sia vero, ci chiediamo come mai Grufi abbia avuto bisogno di queste “pressioni dall’alto”, sempre che siano davvero avvenute. Come mai una persona così esperta nella gestione della cosa pubblica non ha compreso da sola l’inopportunità etico-morale e politica (anche se non giuridica) della sua autocandidatura al concorso?

Nel caso in cui Grufi avesse invece effettuato la prova scritta e poi quella orale ed avesse, in ipotesi, ottenuto un punteggio in graduatoria tale da portare alla (da lui) auspicata assunzione, egli si sarebbe dovuto dimettere dall’incarico di assessore in base alla vigente legislazione. Ci chiediamo se Grufi abbia rinunciato a partecipare alla prima prova di esame a seguito di un, tardivo ma spontaneo, risveglio d’orgoglio morale, oppure se dobbiamo credere alle insistenti voci che girano in città, cioè che abbia subito un (giustissimo) altolà proveniente da qualcuno che, più attento di lui, abbia voluto evitare guai peggiori che avrebbero inevitabilmente coinvolto la moralità, già da più parti messa in discussione, dell’intera maggioranza che attualmente governa il comune di Recanati.

In ogni caso riteniamo che Grufi non avrebbe dovuto presentare la sua candidatura per dovere etico-morale. Ci sorprende che tale consapevolezza dei propri doveri sia mancata in una persona allevata e cresciuta nell’area di Foschi della vecchia Democrazia Cristiana e poi, nel 2004, eletta consigliere comunale nelle file della lista Alleanza Popolare-UDEUR di Martinazzoli-Mastella.

Questo è per noi l’aspetto più importante, piuttosto che quello strettamente giuridico-legale.

Dov’è finita l’etica? Che fine ha fatto il senso di responsabilità che si dovrebbe avere nei confronti della comunità che si amministra? Dove è finito il desiderio di impegnarsi per il bene comune in modo disinteressato? Se Grufi avesse vinto il concorso cosa avrebbero potuto pensare tutti gli altri concorrenti e la cittadinanza tutta? Qualcuno avrebbe davvero potuto considerare Grufi il più preparato tra i 52 concorrenti ammessi al concorso? Come può un assessore esporsi a tali possibili sospetti, cattive opinioni, perdite di immagine e di credibilità? Possibile che manchi tale sensibilità e buon senso in chi dovrebbe amministrare la cosa pubblica e il denaro dei cittadini?