ANCONA - È Fabriano il comune marchigiano che conta il maggior numero di alberi monumentali con 9 stupendi esemplari. Il comune appenninico si piazza davanti ad Acquasanta Terme e Cingoli (pari merito con 7 piante secolari) al secondo posto. Terzo gradino del podio per Ancona e Ascoli con 6.

Lo rivela il report “Piccoli Comuni e Alberi Monumentali d’Italia 2024” promosso da Fondazione Symbola in collaborazione con Coldiretti, Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Fai Cisl, Ami Alberi Monumentali d’Italia.FABRIMON

Secondo lo studio sono 123 gli alberi monumentali nelle Marche, regione che conta oltre 3mila chilometri quadrati di aree boschive. Monumenti verdi che “la cui valorizzazione e conservazione - secondo Symbola - risulta ancora più urgente nel grave contesto di crisi climatica che stiamo vivendo, che rappresenta la componente più preziosa del nostro patrimonio forestale italiano e occasioni di valorizzazione economica, in primis turistica, capaci di preservare il delicato equilibrio naturale e paesaggistico”. Il più alto in regione è il “Cerquò” di Falerone, una roverella situata accanto al teatro romano: alta 35 metri e con una circonferenza di 5, ha una chioma che misura 32 metri di diametro. Ad Ascoli, l’“Albero del Piccioni”, un platano sulla Salaria, vanta un fusto dalla circonferenza record di 850 centimetri mentre l’albero più antico delle Marche è a sua volta un tasso che si si trova nel giardino botanico del Monastero di Fonte Avellana, nel piccolo comune di Serra Sant’Abbondio (PU).

“Sebbene la tradizione voglia che l’albero sia stato piantato 1.000 anni fa dai primi monaci camaldolesi che abitarono il monastero, in realtà la pianta avrebbe e circa 600 anni, un’età che ne fa comunque l’albero più antico delle Marche e uno dei tassi i più vecchi d’Italia” si legge nel report. Il 43% di questo patrimonio ambientale ha le sue radici in comuni sotto i 5mila abitanti.

“Gli alberi monumentali – spiegano da Coldiretti Marche – rappresentano senza dubbio un patrimonio inestimabile che impreziosisce ulteriormente il fascino del nostro territorio diventando un attrattore turistico in più per le aree interne e i piccoli borghi. Una bellezza che è frutto del lavoro degli agricoltori che, nei secoli, hanno modellato il paesaggio, contribuito a difendere l’ambiente. Oggi, grazie alla legge sulla multifunzionalità fortemente voluta da Coldiretti, l’agricoltore ha rafforzato il suo ruolo di custode della biodiversità, valorizzatore delle produzioni locali oltre a diventare un interlocutore qualificato delle pubbliche amministrazioni per la gestione del territorio, a partire proprio dalla difesa di formazioni vegetali e arboree monumentali”.