nota del comitato Calamita sindaco

APPIGNANO –  Dell’annosa vicenda della ricostruzione del presidio socio-sanitario Inrca presso il Comune di Appignano, nel corso degli ultimi anni, sono state riempite numerose pagine di cronaca.

Giusto per ripercorrere velocemente la dolorosa vicenda, perlomeno così è nel cuore degli appignanesi, basti ripartire dal 2019 quando a Febbraio ci fu l’inaugurazione del cantiere. Ben € 7.062.942,04, di cui € 3.596.996,07 a carico del Ministero della Salute e € 3.000.000 della Regione Marche, erano sul piatto della ricostruzione e tutto sembrava andare per il meglio.

Purtroppo, dopo qualche mese, la notizia del fallimento da parte della ditta appaltatrice dei lavori, di qui il susseguirsi delle successive richieste di subentro alle ditte in graduatoria per l’appalto, tutte andate deserte.Appignano 1

Il cantiere si trovava allo stallo e nonostante l’ingente capitale investito da Stato e Regione, tutto taceva circa le procedure che si intendevano intraprendere da parte degli organi deputati. Nel frattempo il cambio del Direttore Generale dell’ Inrca: al Dott. Gianni Genga, che aveva reperito fondi ulteriori per la ricostruzione e avviato il cantiere, subentra la Dott.ssa Maria Capalbo, nominata dalla Regione Marche. In un Ordine del giorno votato in Consiglio Comunale ad Appignano viene approvata una raccolta firme, da parte dei cittadini appignanesi, con ad oggetto una richiesta di incontro pubblico con l’Assessore alla Sanità della Regione Marche al fine di poter esporre alla cittadinanza e all’amministrazione le intenzioni e i prossimi step della ricostruzione da parte della Regione Marche.

A tale invito hanno fatto seguito numerose richieste di incontro, di spiegazioni, di delucidazioni, inviate dal Sindaco autorità locale per i servizi alla persona, e dalla Fondazione, controparte del contratto, verso l’Inrca e la Regione. Tutte senza risposta.

Si arriva poi alla fatidica data del 13/10/2023, quando in un incontro a porte chiuse tra Regione Marche e Inrca, di cui ne avremmo notizia solamente qualche tempo dopo a seguito di un accesso agli atti, viene decisa la revoca del finanziamento regionale di € 3.000.000 verso l’Inrca per la ricostruzione della struttura socio-sanitaria in Appignano. Non solo, nella stessa seduta, i vertici dirigenziali concordano anche con l’avvio, da parte della Regione Marche, della procedura di revoca di € 3.596.996,07 con il Ministero della salute da questo all’epoca stanziati per la “Realizzazione nuovo edificio da destinarsi a RSA INRCA Appignano (MC), necessaria alla successiva riprogrammazione delle risorse”.

In pratica la Regione e l’Inrca, senza nessuna concertazione con il territorio, revocano i fondi ministeriali e regionali destinati alla realizzazione del complesso Inrca ad Appignano, dove vi dovevano essere 60 posti letto, suddivisi tra gestione riabilitativa e gestione socio-assistenziale.

Tutto questo senza nessuna interlocuzione con la Fondazione né con il Comune di Appignano.

Solamente i primi di marzo 2024, il presidente della Fondazione e il Sindaco, quale rappresentante dell’Ente comunale organo di indirizzo politico e amministrativo nella programmazione dei servizi alla persona, ricevono una richiesta di incontro presso la sede della Direzione Inrca.

In tale riunione la Direttrice Inrca porta a conoscenza le due parti che l’AST Macerata ha richiesto ad Inrca di rientrare in possesso dei propri locali, siti al secondo piano dell’ Ospedale vecchio di Treia, per avviare i lavori per realizzare una Casa della Comunità ed Ospedale di Comunità a Treia, attraverso i fondi PNNR aggiudicati. I locali richiesti dall’Ast sono quelli che attualmente l’Inrca utilizza per erogare un servizio di riabilitazione (RSR) con 17 posti letto. Pertanto l’ Inrca comunica che, come prima scelta per il ricollocamento della Riabilitazione, ha pensato ai locali di Appignano, presso “Villa Falconi”, di proprietà dell’omonima Fondazione, dove è operativa una casa di riposo da 10 posti letto, attualmente occupata da 7 anziani, e gestita dalla stessa Inrca, come impegno pro-tempore, previsto contrattualmente, in attesa dell’agognata ricostruzione del vecchio presidio socio-sanitario. Mariano Calamita

La proposta, seppur con prospettive positive, ha portato sin da subito Il Comune e la Fondazione a rivolgere il primo pensiero verso gli ospiti attuali della Casa di Riposo di Appignano e verso le persone che vi lavorano a vario titolo, in particolare quelle non alle dipendenze dell’ Istituto Anconetano. Pertanto fin da subito, in sede di incontro, Comune e Fondazione hanno controbattuto che la proposta Inrca, senza previsione di maggiori tutele, avrebbe comportato sostanzialmente la chiusura della attuale casa di riposo con conseguente ricollocamento degli ospiti (“rei” di aver perso la autosufficienza inziale col passare degli anni), in altre strutture della Provincia, e perdita di occupazione della forza lavoro locale.

Per consentire un approfondimento di tutti gli aspetti è stato quindi redatto un verbale in cui ciascuna delle parti avrebbe in seguito relazionato, discusso e concertato, attenzionandole, le delicatissime problematiche, quali: Il trasferimento della struttura riabilitativa di Treia (RD2) presso il complesso della Fondazione ad Appignano, la situazione degli attuali ospiti della casa di riposo da affrontare per il futuro nel corretto setting assistenziale, lo sviluppo di modelli organizzativi innovativi presso il complesso della Fondazione e il raggiungimento di un accordo che preveda la definizione di tutti i rapporti e le questioni giuridiche in essere a partire dall’atto di compravendita del 2005.

Tuttavia, prima ancora che si fosse usciti dalla porta dell’Inrca dove è avvenuto l’incontro, numerose testate di cronaca hanno riportato la notizia dell’assessore regionale alla Sanità, Saltamartini e del consigliere comunale di Appignano, capogruppo di minoranza, Buldorini, i quali annunciavano l’operazione di trasferimento come cosa già decisa e assodata.
La notizia ha ovviamente generato, forte sgomento e angoscia sia nei già fragili ed anziani pazienti attualmente ricoverati, sia nei loro familiari che nei lavoratori non dipendenti che attualmente lavorano presso la casa di riposo di Appignano.

Nella situazione di caos venutasi a crearela Fondazione e il Comune si sono subiti messi all’opera, incontrando i familiari degli ospiti ed i lavoratori per un confronto diretto e al fine, soprattutto di cercare di spiegare loro quanto stesse accadendo, ritendendo corretto un confronto diretto con gli stessi anche al fine di condividere e individuare una soluzione tale da consentire il trasferimento della RSR d Treia ad Appignano nella massima tutela degli interessi e dei bisogni degli stessi.

Le sopraggiunte condizioni di non auto-sufficienza di tutti i pazienti ospitati presso la casa di riposo, certificate dall’unità valutativa dell’AST di Macerata, in occasione di un improvviso sopralluogo effettuato a stretto giro dall’annuncio mediatico, non devono assolutamente essere sfruttate per fini meramente politici. Ciò che rileva è che non possono assolutamente ricadere su anziani ultra-ottantenni le miopie di chi, in tutti questi anni, avendo la gestione della struttura, non ha trovato una valida soluzione per una migliore organizzazione dei servizi, evitando qualsiasi tipo di confronto con le parti interessate. Nonostante l’apprezzabile lavoro svolto dall’AST di Macerata nel trovare una sistemazione alternativa a tutti i pazienti attualmente ospitati, nel corretto setting assistenziale, riteniamo che sia doveroso da parte dell’ Inrca e della Regione tenere in considerazione le soluzioni proposte dalla Fondazione Falconi e dal Comune, come era previsto nel verbale di incontro, tese a far coesistere entrambe le realtà, riabilitativa e assistenziale in quanto volte ad evitare enormi disagi ai pazienti e alle loro famiglie e, allo stesso tempo, a creare solide basi per una sostenibilità futura.

Chiediamo quindi all’Inrca di non procedere, ancora una volta, in modo unilaterale, ma di rispettare gli impegni sottoscritti con la Fondazione Falconi sui quali il Comune di Appignano ha espresso parere positivo attraverso un recente ODG in Consiglio Comunale, peraltro, come già detto, scaturiti dall’incontro avuto con la stessa Inrca lo scorso mese di marzo 2024. nonchè di confrontarsi e dialogare con le parti istituzionalmente coinvolte poiché rappresentano gli interessi dei cittadini di quel territorio dove loro operano. In tal senso ci permettiamo di evidenziare chele decisioni, soprattutto quando vanno ad incidere sui soggetti più deboli e fragili della nostra società, vanno concertate.

Chiediamo inoltre all’ Inrca di confrontarsi, anche umanamente, e dialogare con i familiari dei pazienti coinvolti, i quali hanno subito la notizia senza alcun preavviso dall’annuncio politico mediatico e stanno vivendo momenti di forte preoccupazione e difficoltà emotiva per il trasferimento dei loro cari, i quali verranno allontanati, nel periodo conclusivo della loro vita, dalla prossimità della rete familiare, dalle relazioni amicali costruite all’interno della casa di riposo, con gli altri pazienti, con le oss presenti, da un ambiente familiare e accogliente, che per loro era divenuto, comunque, la loro casa.