PORTO RECANATI – Questa sera (ore 21.30, giardino Palazzo Lucangeli) il Premio “La Ginestra 2015” sarà assegnato all’astrofisico recanatese Francesco Tombesi, scienziato che attualmente lavora negli USA al Goddard Space Flight Center della Nasa e come ricercatore al Dipartimento di Astronomia dell’Università del Maryland. Il premio viene conferito dal Centro Studi Portorecanatesi-Sezione di Cultura Leopardiana.1427556409 francesco tombes

L’oggetto specifico dell’attività di ricerca svolta da Francesco Tombesi concerne lo studio dei buchi neri supermassicci, che si trovano al centro delle galassie, e che sono dotati di una massa di enormi dimensioni, capace di risucchiare materiale, dando vita ad una sorta di vortici, con forte surriscaldamento ed emissione di raggi X e di altissima luminosità, assorbiti dall’atmosfera, da cui la denominazione di “nuclei galattici attivi”.

In particolare Tombesi ha scoperto dei getti emessi dai buchi neri a velocità prossime a quelle della luce, denominati ultra-fast outflows. La potenza dei getti è tale da poter modificare la stessa evoluzione delle galassie, tanto che le ricerche di Tombesi sono state oggetto di relazioni della NASA, dell’ESA e dell’INAF.

Il nesso che lega la figura di Tombesi con l’opera di Giacomo Leoaprdi è dei più scoperti per chi conosca appena la passione del grande recanatese per l’astronomia, che lo indusse a scrivere nel 1813, ad appena quindicenna, una “Storia dell’Astronomia fino al 1811”, e, un anno dopo (1814), una “Dissertazione sopra l’origine e i primi progressi dell’astronomia”, tratta dal primo capitolo della storia precedente.

Ma la passione di Leopardi per l’astronomia non si limita alle due opere ad essa specificamente dedicate, sopra citate, ma si potrebbe ben dire che permea di sé tutta l’opera poetica leopardiana, tali e tante sono le citazioni dei corpi celesti, presenti nella poesia dei Canti.

Le citazioni più frequenti sono dedicate alla luna, compagna delle meditazioni notturne di Giacomo, di volta in volta definita come “queta” (La sera del dì di festa), o “graziosa” (Alla Luna), o “candida” (Canto Notturno).

Ricorrenti sono anche le citazioni dedicate alle stelle, a incominciare dal magnifico incipit de “Le Ricordanze” (Vaghe Stelle dell’Orsa), fino alla superba descrizione del paesaggio marino osservato dalle pendici del Vesuvio: “Sovente in questa rive, che, desolate, a bruno veste il flutto indurato, e par che ondeggi, seggo la notte e su la mesta landa in purissimo azzurro, veggo dall’alto fiammeggiar le stelle, cui di lontan fa specchio il mare, e tutto di scintille in giro, per lo vòto seren brillare il mondo” (La Ginestra).

Il ricorrere nei Canti delle citazioni dei corpi astrali non è casuale, ma si raccorda alla concezione leopardiana del ciclo naturale creazione/distruzione, alla cui dinamica inesorabile gli astri, nella loro eternità apparente, sembrano essere sottratti, e quasi investiti di una connotazione divina, che sembra scaturire dal retaggio pagano della onnipresente cultura classica, che fa da sfondo a tanta parte dell’opera leopardiana.

Francesco Tombesi potrebbe ben meritare, seppur in chiave moderna, il fortunato appellativo di “giovane favoloso”, che ha dato il titolo al recente film di Mario Martone dedicato a Leopardi, quasi a testimoniare la feracità della terra recanatese nella generazione di personaggi connotati dalle stimmate del genio.

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