MATELICA - Con l’accento sul grande valore della collezione, che fa del Piersanti di Matelica uno dei musei più importanti delle Marche, e il richiamo al lavoro di squadra Andrea De Marchi Convegno Museo Piersanti e la sua collezioneperché gli spazi tornino presto completamente fruibili, si è tenuta oggi al Teatro Piermarini la prima giornata del convegno per i 100 anni del museo. L’evento, organizzato in collaborazione con la Fondazione Zeri e con il patrocinio del Comune di Matelica, si è aperto con i saluti istituzionali che hanno guardato al passato del museo, proprietà del Capitolo della Cattedrale di Santa Maria, e al suo futuro. Il vescovo della Diocesi di Fabriano-Matelica, mons. Stefano Russo, ha auspicato lavoro di squadra, perché questo patrimonio sia valorizzato in modo sempre più efficace e perché “si riesca sempre di più a mettere insieme energie e competenze per riaprire tutto il Museo”. Il vescovo ha anche spiegato l’iter burocratico che vede attualmente una situazione di attesa su come proseguiranno gli interventi previsti dalla ricostruzione.
Il sindaco di Matelica, Alessandro Delpriori, ha messo l’accento sul ruolo che il museo ha assunto dalla parziale riapertura del luglio 2017 come “luogo di rinascita”. Un aspetto su cui ha insistito anche il direttore, don Piero Allegrini, che ha descritto il museo come “luogo di vita”, pieno di laboratori, eventi, iniziative; una storia lunga 42 anni, quella di don Allegrini al Piersanti, di cui il direttore ha ricordato gli inizi, con pochi mezzi per valorizzare un patrimonio inestimabile, il lavoro dei tanti che hanno portato il Museo ad essere fruibile e attrattivo, e poi le difficoltà del terremoto e la ripartenza. Sul palco anche il rettore dell’Università di Camerino Claudio Pettinari, che ha sottolineato l’impegno in materia di beni culturali, su cui l’ateneo può mettere in campo competenze scientifiche e non solo.Convegno Museo Piersanti e la sua collezione platea

Al Piermarini si sono poi avvicendati i relatori che hanno accompagnato la platea in un viaggio affascinante attraverso i capolavori del Museo, che conserva ancora al suo interno l’intero patrimonio (circa 2000 pezzi), anche se attualmente sono visitabili 5 sale riaperte al pianterreno che espongono circa 100 pezzi. I lavori della mattinata sono stati moderati da Andrea Bacchi, direttore della Fondazione Zeri di Bologna. Andrea De Marchi, professore ordinario di Storia dell’arte all’Università di Firenze e grande conoscitore del patrimonio regionale (è stato curatore della mostra del 2002 sul Quattrocento a Camerino e della mostra su Gentile da Fabriano del 2006) ha dedicato la sua relazione alla Madonna di Costantinopoli e i Sette Santi di Giovanni e Gentile Bellini; la storica dell’arte Giulia Spina ha approfondito l’arte di Lorenzo d’Alessandro, mentre Delpriori, nelle vesti di storico dell’arte, ha raccontato le vicende storiche e i dettagli estetici di un’opera fino ad oggi poco studiata, la Crocifissione di Giuseppe Bastiani.

La sessione pomeridiana, moderata da Liliana Barroero dell’Università degli Studi Roma Tre, è stata dedicata a Seicento e Settecento, con interventi di Silvia Blasio dell’Università di Perugia; Anna Maria Ambrosini Massari, docente all’Università di Urbino; Gabriele Barucca, già funzionario della Soprintendenza delle Marche; Giuseppe Massari, giornalista e storico. Gerardo De Simone (Accademia delle Belle Arti di Carrara) e Emanuele Pellegrini (IMT Alti Studi Lucca) hanno presentato il numero speciale della rivista “Predella” dedicata al patrimonio dell’Italia centrale dopo il sisma del 2016, i cui proventi saranno destinati al restauro del trittico della chiesa di Nocria di Castelsantangelo sul Nera.

Domani il convegno proseguirà con la seconda giornata di studi.

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